29/09/2014 09:26
GASPORT (S. BOLDRINI) - Manchester City-Roma è anche la partita di Roberto Mancini. Un passato importante contro una squadra affrontata tante volte da calciatore, compresi i derby vissuti con la maglia della Lazio. Nell’estate 2013, si parlò di Mancini come di possibile soluzione per la panchina della Roma, poi arrivò Garcia. Il capitano giallorosso è Francesco Totti, accostato più volte a Mancio. I due avrebbero potuto giocare anche insieme, se il presidente Sensi non avesse bloccato il trasferimento di Totti alla Sampdoria. Era il 1996.
Mancini, che gara si aspetta?
«Una sfida spettacolare. Il Manchester City pratica un calcio diverso rispetto ai canoni inglesi: passaggi infiniti, palla a terra, capacità di alternare gli schemi d’attacco per vie laterali e centrali. La Roma gioca a pallone, come si diceva una volta. Il City non è lo United di qualche anno fa, tutto corsa e agonismo. E questo potrebbe essere un vantaggio per la Roma».
La miglior tattica per colpire il City?
«La chiave è quella di ripartire veloci e sfruttare le occasioni che il City concederà. Bisogna essere attenti nella fase difensiva, concentrati novanta minuti e cinici in attacco».
Il Manchester è davvero superiore alla Roma?
«La Roma al completo può battere il City, ma le assenze di De Rossi, Castan e Astori rendono più vulnerabile la squadra. Ho visto che Iturbe è stato convocato: può creare problemi al City. Nelle ripartenze può essere devastante».
Che cosa le è rimasto nella pelle dei tre anni e mezzo vissuti a Manchester?
«Il freddo. Clima a parte, è stata un’esperienza affascinante. Sento questo City ancora mio. I punti di forza restano i calciatori con i quali ho vinto tre trofei a Manchester: Yaya Touré, Zabaleta, Aguero, Dzeko, Silva. Ho bei ricordi di quasi tutti i giocatori che ho allenato al City».
Il fenomeno?
«Yaya Touré. Una forza della natura che a Manchester sta dando il meglio di sé. Ma poi ci sono la classe di Silva, il senso del gol di Aguero, la corsa di Zabaleta. Il Manchester City è una grande squadra. Anche quest’anno in Premier sarà una sfida Chelsea- City».
Il battibecco tra Mourinho e Pellegrini?
«E’ il folclore tipico del calcio inglese».
Mancini è stato archiviato in fretta a Manchester.
«Sono orgoglioso del mio lavoro. Abbiamo cambiato la storia del calcio a Manchester. Abbiamo vinto: mi avevano chiesto di farlo in tre anni e ci sono riuscito in una stagione e mezzo. Abbiamo dato un’impronta al gioco del City».
Il copione tattico prevede Keita come avversario diretto di Yaya Touré.
«Keita è un calciatore che ho sempre stimato. Appartiene alla categoria di quei giocatori che vengono incomprensibilmente sottovalutati. E’ stato importante nel Barcellona e nella Roma può dare ancora tanto perché ha esperienza internazionale. Ha quasi 35 anni, ma sa gestirsi».
Totti ne ha appena compiuti 38.
«Totti è ancora fondamentale perché con la classe che si ritrova sa come muoversi in campo. Corre meno, ma fa correre il pallone».
Destro ha segnato al Verona un gol da fuoriclasse.
«Ha qualità. Lo ricordo ai tempi dell’Inter. Il valore tecnico non si discute, ma deve crescere. I giovani pensano spesso che quando arriva il successo il percorso di crescita sia finito. Non è così. Il talento va allenato ogni giorno».
In campionato Juve e Roma hanno già staccato la concorrenza.
«Io penso invece che il Napoli riuscirà a tornare in corsa. Se l’ambiente riesce a calmarsi e a non creare problemi, anche il Napoli lotterà per lo scudetto. Benitez sta lavorando bene».
Pellé è la sorpresa della Premier.
«Pellé ha qualità e in Olanda è diventato un centravanti importante. Penso che Conte lo convocherà in Nazionale».
Balotelli a Liverpool è ancora un’incognita.
«Io continuo ad aspettare Mario».
Il futuro di Mancini?
«Vado a giocare a paddle, poi guardo il derby di Genova. E domani è un altro giorno».