25/09/2014 11:22
IL TEMPO (T. CARMELLINI) - Continua il testa tra Roma e Juve. I giallorossi faticano più del previsto, dominano il Parma, che non molla, torna sotto e rimette tutto in discussione, prima della perla finale targata Miralem Pjanic che butta giù il folto stormo di gufi appollaiati sul trespolo. Il piccolo genio rimette in tasca di Garcia tre punti sacrosanti che conclamano le gerarchie del campionato: le due capoliste e poi tutti gli altri. Quattro partite vinte su altrettante gare all’insegna dello stesso dualismo che aveva caratterizzato la scorsa stagione: cambiano gli uomini, gli allenatori, ma non il prodotto finale.
Assenze pesanti - Garcia costretto a fare ancora una volta di necessità virtù. Con lo stop di De Rossi sono addirittura otto i giocatori dei quali il tecnico deve fare a meno: tra i quali pezzi «pesanti» come l’azzurro, Strootman e Iturbe. Ma il mercato estivo ha messo Garcia nelle condizioni di poter scegliere alternative di tutto riguardo, ed è questa la vera forza della nuova Roma che pur senza un blocco così corposo di uomini, riesce a giocare il suo calcio.
Colonia straniera - Altro dato da sottolineare è l’internazionalizzazione giallorossa. Al fischio di inizio sono solo due gli italiani in campo: uno dei quali è il portiere. L’altro è capitan Totti che proprio al Tardini, esattamente venti anni prima, giocò per la prima volta con la maglia numero dieci della Roma. Il tempo sembra non passare vista la prestazione del leader giallorosso autore di una gara di assoluto livello: una partita da «10» vero. Fa salire la squadra, distribuisce palloni e lancia i compagni in porta. Sua la palla a scavalcare al difesa che mette sui piedi di Ljajic il gol dell’uno a zero. Bene il reparto difensivo che balla il sirtaki una sola volta. Addirittura tre i greci che stanno scatenando la fantasia dei tifosi romanisti aggrappati a uno dei classici del cinema della Capitale targato Verdone. Le battuta da bar è già scritta: «Com’è ’sta difesa? E com’è... è greca». Molto bene i due nuovi arrivati, meno il «vecchio» Torosidis cambiato nella ripresa da Garcia per un Maicon molto più concreto.
Donadoni e Cassano - Che la squadra di Donadoni giocasse un buon calcio era cosa nota. Poi ieri contro la Roma, davanti al pubblico di casa , la squadra ha fatto tutto alla perfezione: ha pressato, sofferto e non si è scomposta quando è andata sotto. Il resto lo ha fatto Cassano, uomo in più di questo gruppo: parte da lui l’azione del pareggio sulla quale la difesa giallorossa si è fatta trovare impreparata. Una palla inattiva quella messa dentro da De Ceglie: non poteva essere diversamente, perché in mezzo al campo la Roma è sempre avanti, strappa letteralmente il pallone dei piedi degli avversari. Ovunque.
La perla finale - Il bilancio sono tre punti meritatissimi che la Roma però porta via grazie alla perla finale di Pjanic. La lezione servirà ai giallorossi per il cammino in campionato, perché non vincere una partita come questa sarebbe stato un peccato davvero. La differenza alla fine la fanno i campioni e su questo fronte tra Roma e Parma c’è di mezzo un abisso.