11/09/2014 20:16
REPUBBLICA.IT (M. MONTI ) - Torna a parlare Walter Sabatini. Nella conferenza fiume, durata circa tre quarti d'ora, il direttore sportivo della Roma fa il punto sulla campagna acquisti da poco conclusa, sulla delicata trattativa Benatia e sulla gestione del caso Maicon. Chiarimenti necessari arrivati dalla viva voce del protagonista della campagna trasferimenti giallorossa, che ha consegnato al campionato italiano una squadra rinforzata e dalle alte ambizioni: "Giocheremo per vincere lo scudetto". Poi lo sguardo al futuro parlando di Strootman e di Rabiot, analizzando il dispiacere per alcune partenze - come quella di Dodò - e affrontando anche l'affaire Lotito: "Il suo presidenzialismo è divertente: lo fa per andare in contrapposizione con i tifosi della Lazio ma ha titolo per farlo. Da lui, però, pretenderei che non dicesse a qualcuno che non può parlare in quanto dipendente. Quando a parlare è Daniele De Rossi sarebbe meglio che tutti lo ascoltassero: non dice mai cose banali e non è stato offensivo".
BENATIA E MAICON - Le vicende del marocchino e del terzino brasiliano sono state tra gli argomenti caldi di una conferenza stampa che ha mostrato un Walter Sabatini evidentemente provato dai faticosi mesi estivi di mercato: "Sono sempre dentro una dimensione di inquietudine permanente. Alla fine della campagna acquisti non sono mai totalmente sereno o soddisfatto, qualche dubbio mi resta sempre. Garcia è contento perché siamo competitivi". Competitivi sì, nonostante la partenza del centrale marocchino, passato da quel 'monolite' ammirato nello scorso campionato - per cui lo stesso Sabatini comunicò che il suo valore era pari a 61 milioni - a "simulacro che non aveva forza, voglia e determinazione". Questa la spiegazione: "Quando Benatia arrivò a Roma aveva un'offerta da una squadra italiana molto superiore alla nostra. A gennaio ha ricevuto sollecitazioni esterne, più supposte che reali, ma venne da noi dicendo di voler restare a certe condizioni. Gli abbiamo detto che quei soldi la Roma non poteva e non voleva darglieli, ma che gli avremmo adeguato il contratto. Quando feci il prezzo di 61 milioni - continua Sabatini - parlavo del monolite Benatia tenuto in piedi da un fuoco sacro. Il Benatia ceduto a 28 milioni + 4 era il suo simulacro. Il monolite si è disgregato ma ora bisogna piantarla, Pallotta ha risposto in modo esaustivo".
Risposte esaustive arrivano anche su Maicon, rientrato nella capitale dopo l'acceso alterco con la Selecao brasiliana: "Per venire alla Roma ha rifiutato una cifra incommensurabile dal City. Quando leggo che fa il furbetto per questioni economiche inorridisco, per venire qui ha lasciato tanti di quei soldi a cui difficilmente un professionista rinuncia solitamente. Gli dobbiamo rispetto - continua il direttore - l'anno scorso ha giocato 28 partite di grandissimo livello, spesso andando in campo in condizioni disastrose, ma ha voluto farlo per la Roma. Sto parlando di un campione in attività, trattiamolo con la dignità che merita".
ROMA COMPETITIVA, CON LO SGUARDO AL FUTURO - Walter Sabatini crede fermamente nella competitività della squadra da lui costruita in piena sinergia con Rudi Garcia: "Abbiamo tutti i requisiti per lottare per lo scudetto, ma non trascuro che tutte le società si sono rinforzate. Giocheremo per vincere il campionato, dovremo farlo". E il gap con la Juventus? "Abbiamo fatto delle scelte che ci consentono di ridurre la distanza di 17 punti ma non pensiamo che la Juventus, la stessa dello scorso anno con qualche innesto importante, si sia indebolita". Un altro confronto arduo, però, attende i giallorossi impegnati già dalla prossima settimana con il difficile girone di Champions. Il 17 settembre la sfida casalinga contro il Cska: "Incontreremo l'avversario più forte del girone, il meno celebrato, ma una squadra fenomenale abituata a vincere titoli, che annovera calciatori che vorrei e che tutti vorremmo. Vorremmo vincere ma sarà molto difficile".
Difficile è stato anche il lavoro del direttore sportivo nell'operare in un mercato ormai sempre più caratterizzato da "coincidenze imprevedibili", da "sollecitazioni esterne", da "calciatori che hanno la pretesa e il diritto di voler rinegoziare i propri contratti". Un mercato, quello che riaprirà a gennaio, che accende con forza i riflettori intorno al nome di Adrien Rabiot: "E' un giocatore eccezionale, non possiamo non seguirlo: ci piace moltissimo. Lo vorremmo - afferma Sabatini - e non aspetteremo una soluzione di acquisizione a parametro zero. Credo che sarà difficile, la situazione contrattuale è nota, ma cercheremo di trattare la vicenda come va fatto tra società di grande prestigio poiché vogliamo lavorare con tutti le grandi realtà d'Europa alla stessa maniera. Siamo una grande società e da tale ci comportiamo".
"STROOTMAN E' INCEDIBILE" - Resta però un'ombra sul futuro del club giallorosso. Quella che potrebbe verificarsi nell'eventualità in cui dovesse arrivare a Trigoria un'offerta per Kevin Strootman: "Adesso è incedibile ma riceverà delle proposte. Noi lo proteggeremo e lo difenderemo, non so quello che succederà, ma ce lo godiamo anche da infortunato perché è la sua idea a darci la forza. Non pensiamo minimamente di cederlo - chiarisce il direttore sportivo - è un calciatore straordinario e il nostro desiderio forte e motivato è quello di trattenerlo". Così come accaduto nel caso di Mattia Destro, al centro di rumors legati ad una possibile cessione nella passata estate, ma blindato con vigore da dirigenti e allenatore: "Ho ascoltato quello che girava intorno al suo nome, ho avuto incontri riferiti a Mattia ma in cuor mio non c'era l'idea di venderlo. Lo considero un grande centravanti ma sappiamo chi è e farà molto bene. Non nego - prosegue Sabatini - di aver ascoltato delle proposte ma è anche questione di vanità: mi piace poter dire no a grandi offerte".
Il "saldo emotivo" del mercato di Sabatini, però, "non è quasi mai positivo e spesso ci riduce a una situazione di sofferenza". Riferimento esplicito alla cessione di Dodò, suo pallino da quando il brasiliano arrivò a Trigoria. Il ds è uscito infatti allo scoperto evidenziando le responsabilità della stampa e dell'ambiente nel non avergli permesso la giusta integrazione, forse dimenticando che più volte durante la passata stagione, fu lo stesso Garcia a preferirgli un centrale difensivo quale Romagnoli: "Sono e siamo costretti a fare delle scelte che mi addolorano, unitamente anche a situazioni che il calcio propone. Dodò è stato venduto perché ho avuto la convinzione che il ragazzo non avrebbe potuto crescere in questo ambiente che lo ha sempre bastonato. Forse succedeva perché ho imprudentemente detto che sarebbe stato un campione, ma ho fatto una scelta molto impegnativa per me, pur credendo di essere stato equo nei suoi confronti. È stato ceduto prevalentemente per salvargli la vita".