05/09/2014 11:28
LA REPUBBLICA (M. FAVALE) - Più rugby, più nazionale di calcio, più concerti, più eventi “extra sportivi”: l’Olimpico senza la Roma continuerà a vivere. Di futuro si discute al Coni, l’ente proprietario dell’impianto, proprio mentre la macchina del nuovo stadio della Roma accende i motori. Un futuro proiettato oltre il 2017 visto che, prima di allora, l’impianto di Roma Nord continuerà a essere (anche) la casa della squadra giallorossa. La società di James Pallotta, infatti, ha firmato con la Coni servizi nel 2012 un contratto triennale, con un’opzione sugli altri due. Due milioni e seicentomila euro, il canone per l’uso dello stadio e delle strutture annesse, una cifra molto simile a quella pagata anche dalla Lazio di Claudio Lotito.
In questi giorni, al Comitato olimpico si stanno studiando le alternative per recuperare il canone finora versato dalla società giallorossa. Con la premessa che, in ogni caso, meno partite significa anche minori spese per l’uso dell’impianto e per la manutenzione. Ma per non cancellare del tutto quella parte di introiti che oggi arrivano dalla Roma, l’Olimpico punterà sul rugby, sfruttando il volano di popolarità che questo sport si è guadagnato negli ultimi anni anche in Italia, ma soprattutto sulle partite della nazionale di calcio che nell’impianto di Roma nord dovrebbe diventare “di casa”. E poi, verranno organizzate più iniziative in quelle domeniche libere, quando la Lazio giocherà in trasferta. Qualche esempio? Eventi sponsorizzati da grandi case automobilistiche o come quello di tre anni fa, quando sul prato dello stadio vennero allestiti percorsi acrobatici per moto da motocross. Senza perdere di vista l’impegno sulle candidature per le manifestazioni internazionali, dalle Olimpiadi del 2024 alla nuova formula degli Europei “itineranti” voluti da Michel Platini previsti per il 2020 e per i quali l’Olimpico punta ad accaparrarsi 3 o 4 partite. Intanto, però, la Roma e la Lazio continuano a essere il presente dell’Olimpico. Il contratto con i giallorossi scade al termine di questa stagione ma sarà automatico l’utilizzo dell’opzione sugli altri due anni, fino al 2017. Allora dovrebbe essere più facile capire a che punto sarà la realizzazione della nuova “arena” di Tor di Valle che ospiterà gli incontri casalinghi della squadra giallorossa. E non solo, visto che nelle intenzioni di James Pallotta, patron della Roma a stelle e strisce, c’è quella di entrare in diretta concorrenza con l’Olimpico, provando a sua volta ad attrarre nel suo stadio concerti, eventi e partite di rugby. Esattamente quel “core-business” sul quale il Coni punterà con più forza per recuperare i mancati introiti da parte della Roma quando (e se) i giallorossi si sposteranno a Tor di Valle. E mentre in città si discute di stadi, un altro impianto langue in attesa di capire quale sarà il suo destino.
È il Flaminio, lo stadio realizzato alla fine degli anni ‘50 sul progetto di Pier Luigi Nervi che dovrebbe diventare “la casa del calcio”. Questo almeno nelle intenzioni dell’assessore allo Sport Luca Pancalli che presto tornerà a parlare di questa possibilità con Carlo Tavecchio, il nuovo presidente della Figc. Nell’ipotesi di Pancalli, infatti, dovrebbe essere la Federazione italiana gioco calcio a prendere in consegna il Flaminio dal Comune. Dal Campidoglio, però, fanno sapere di non aver ancora acquisito nel proprio patrimonio lo stadio di viale Tiziano dalla Coni servizi. Mancherebbero dei “verbali di consistenza” da firmare per il passaggio formale della struttura. Secondo il Comitato Olimpico, però, tutto è stato definito già dallo scorso 30 giugno. Intanto, in questo rimpallo di responsabilità, il Flaminio versa in uno stato di semi-abbandono.