«Stadio o non stadio»? Il Pd in confusione e dal vertice arriva una frenata

03/09/2014 10:05

CORSERA (E. MENICUCCI) - È il tentativo, fatto dal principale partito della Capitale, di rimettere la barra al centro, dopo un dibattito definito dal capogruppo in Campidoglio Francesco D’Ausilio «disordinato», condotto a suon di dichiarazioni che si contraddicevano l’uno con l’altro. Un dibattito dal quale è emerso un partito confuso e che — come chiosa alla fine la renziana Lorenza Bonaccorsi — «avremmo dovuto fare due mesi fa: ora già dovremmo parlare di sblocca Italia, di aeroporto di Fiumicino». Una volta si sarebbe chiamata «autocritica». Che giunge al termine di una lunga seduta psicanalitica, condotta a porte chiuse (ma con molti spifferi...) nella sede (ancora per poco) di via delle Sette Chiese. Proprio D’Ausilio, all’inizio, affonda il colpo: «Con l’abbraccio che c’è stato — dice — tra amministrazione pubblica e privati, abbiamo dato l’impressione che la cosa fosse già fatta». E, osserva il capogruppo, «anche il recente viaggio del sindaco a New York è stato criticato ».

Lì, secondo i democrat, l’intesa raggiunta tra Marino e Pallotta su opere pubbliche e cubature «era scritta sull’acqua» e andava «raddrizzata». Così, nonostante il via libera condizionato dato l’altro giorno dalla maggioranza, ecco la frenata e i distinguo. Con Lionello Cosentino, segretario romano, che calca l’accento sul fatto che «si parla di un investimento privato», che «ancora non siamo al preliminare o ai progetti definitivi», che per realizzare lo stadio «devono esserci determinate condizioni». Quali? La clausola rescissoria da 160 milioni e il «vincolo indissolubile» tra stadio e squadra. Difficile, invece, agire sulla proprietà. A meno che, come propone il deputato Marco Di Stefano, «non si riesca a modificare la legge». Non è uno stop — domani, in giunta, arriverà comunque il sì «con prescrizioni» alla dichiarazione di interesse pubblico — ma sicuramente una presa di distanze. Non solo dal progetto stadio in sé, che presenta molti punti di criticità (lo snodo della metro, i parcheggi, la sorveglianza del parco, gli standard urbanistici, i tempi di realizzazione). Ma anche, pare di capire, dalla stessa amministrazione. Che sì, come dice Cosentino, «si è mossa in maniera trasparente». Ma che, allo stesso tempo, avendo messo «cappello » sullo stadio, rischia di ritrovarsi l’effetto boomerang qualora le cose andassero storte.