09/09/2014 09:48
GASPORT (M. CECCHINI / F. LICARI) - Da venerdì il calcio italiano prova ad avviare l’iter delle riforme. Il presidente federale Carlo Tavecchio porterà in Consiglio tre proposte: 1) rose delle squadre non superiori a 25 calciatori; 2) 8 di questi (di qualsiasi nazionalità) formati nei nostri settori giovanili; 3) procedure delle licenze per iscriversi al campionato uniformate a quelle dell’Uefa.
Nodo stranieri A dispetto della volontà, le normative europee impediscono di ottenere una specificità del calcio, senza contare che - a differenza di altre discipline - sembra impossibile che i club facciano un patto per fissare un limite minimo di italiani in campo. Il lavoro, comunque, non mancherà. «Faremo prestissimo, ma l’obbligo di 4 italiani in campo è difficile da attuare: per i 28 Paesi della Ue, vale la legge della libera circolazione. Agiremo sulle rose: ristrette e con l’obbligo di giocatori provenienti dai vivai. E per gli extracomunitari lavoreremo sui curricula, come in Inghilterra. Chiederemo l’intervento del Governo per uno strumento legislativo. La specificità da inserire nei trattati? Sarà dura, ma ci proveremo. In ogni caso occorre avere un rapporto con la Lega di A. In Italia comunque c’è un bacino di 700mila giovani sotto i 18 anni. Per farli conoscere bisogna realizzare centri federali con diramazioni nelle province e poi nelle regioni. Sarebbe una vetrina per il calcio professionistico che saprebbe dove andare a pescare. La Figc dovrà andare anche nelle scuole per creare, come gli inglesi, delle squadre negli istituti scolastici che possano partecipare a dei campionati ». E sul tema il c.t. Conte aggiunge: «Mettere dei paletti per gli stranieri? Quella di Gigi può essere un’idea. In ogni caso bisogna iniziare a pensare qualcosa di serio e di fattibile, perché dopo le parole adesso servono anche i fatti. Mi auguro che si metta in moto un ingranaggio, qualunque cosa si deciderà di fare sarà un grande aiuto per me e per tutte le nazionali giovanili».
Uefa Il sistema scelto da Tavecchio è in linea coi regolamenti Uefa per le coppe: rose da 25, con 8 giocatori obbligatoriamente del vivaio (del club o della federazione), i cosiddetti homegrown player, senza distinzione di nazionalità naturalmente. Ed è tutto ciò che il Trattato Ue permette. Per anni Blatter ha cercato di far approvare il 6+5 (6 nazionali e 5 stranieri) ma ha perso: una delle poche battaglie che l’hanno visto soccombere. Intendiamoci: la Federcalcio può pure approvare il 4+7, chiamiamolo così, ma basterebbe il ricorso alla Commissione Ue o un’indagine d’ufficio di Bruxelles, per far saltare tutto. Vero che la pallavolo oggi prevede 3 italiani in campionato, ma è una regola attaccabile in qualunque momento (e il calcio è più monitorato dall’Ue perché più ricco). Insomma: non si può fare e Tavecchio e i suoi giuristi lo sanno bene.
La B italiana Sul tema ha parlato anche Abodi, presidente di B, sull’onda del 76% di italiani impiegati in questa serie nell’ultima giornata. «La Serie B è il campionato degli italiani, spero presto a 20 squadre, ma non credo nell’imposizione di inserire italiani in campo. Campionati? Potremo, per una stagione, proporre 5 retrocessioni con un contributo finanziario straordinario per la quinta retrocessa, e tre promozioni dalla Lega Pro. L’importante è mantenere un’ampia finestra fra la Serie A e la Serie B. Se si rimarrà a 3 promozioni o a due più uno come nel modello tedesco, lo si vedrà nel confronto».
Juve: verso la pace I titoli di coda, però, sono ancora per Tavecchio che, dopo aver censurato gli insulti razzisti a Enoch, fratello di Balotelli, stempera la polemica con la Juve. «Non ci sono problemi col nostro staff. Io non ho mai parlato con Marotta. I rapporti tra Conte e il suo vecchio club sono rimasti ottimi. In momenti delicati può darsi ci siano state incomprensioni o difetti di comunicazione ». Per questo Conte prestissimo andrà a Vinovo per sancire la fine delle ruggini.