20/09/2014 11:23
GASPORT (A. PUGLIESE) - Probabilmente la mano se la daranno, perché le scorie del passato oramai sono tali e ognuno ha altro a cui pensare. Di certo, però, per Pjanic e De Rossi quella di domani sarà una sfida particolare, dove la voglia e l’orgoglio per una volta (in più) prevarranno su corsa e talento. Per regalare la quarta vittoria consecutiva alla Roma (tra campionato e Champions) e per prendersi una dolce rivincita nei confronti di Zdenek Zeman, l’uomo che li ha accusati di «scarso impegno, il nome non conta» (rivolto a De Rossi) e «di aver scambiato il campo per un parco giochi» (l’ultima carezza per Pjanic) .
RUOLO ED IMPEGNO La gente molto probabilmente lo accoglierà bene, perché l’appeal di Zeman a Roma resta forte. In campo, però, sarà diverso, perché molti di quella rosa non ebbero rapporti eccezionali con il boemo. Su tutti proprio De Rossi e Pjanic, due che finirono ai margini, per motivi diversi. De Rossi per Zeman era un mezzo destro e non un regista, tanto da finire spesso in panchina e lasciare spazio al greco Tachtsidis, più pronto nel pressing, nel «vedere il gioco» e nel verticalizzare. «Ma anche Bradley è meglio di De Rossi come centrale, per quel ruolo cerco caratteristiche diverse», disse il boemo ad ottobre 2012, prima di Genoa-Roma. Una sentenza arrivata subito dopo la panchina con l’Atalanta e le successive accuse (per lui ed Osvaldo) di scarso impegno: «Voglio giocatori con motivazioni, le gerarchie precedenti non contano, non basta chiamarsi in un certo modo. Conta l’allenamento e vorrei che tutti pensassero più alla squadra che ai fatti propri». Un affondo diretto, «accuse gravi» come le definì Prandelli poco dopo in difesa dei due azzurri, che aprirono uno squarcio nei rapporti già tesi tra il tecnico ed il giocatore. Anche se all’inizio, ad Irdning, sembrava un amore destinato a sbocciare .
INSULTI E PARCO GIOCHI Con Pjanic, invece, l’amore finì anche prima di iniziare. Zeman non amava il fatto che difendesse poco, che «gli mancasse la palla dentro», che fosse poco incline al sacrificio ed alla corsa che il boemo chiede ai suoi intermedi di centrocampo. Così tanto che si arrivò addirittura agli insulti (poi smentiti dal giocatore), subito dopo il derby perso a novembre con la Lazio, quando Pjanic segnò il 3-2 e polemicamente si rivolse alla panchina giallorossa con delle frasi ingiuriose nella sua lingua madre. «Ce l’ha con te», disse Cangelosi, il vice di Zeman, al boemo. Il motivo di tanta acredine è riemerso proprio in questi giorni, chissà come andrà a finire se Pjanic segnerà anche domani.
FLO & MATTIA Zeman ritroverà anche Florenzi e Destro: con il primo andò tutto molto bene, Alessandro fu uno dei plusvalori lasciati dal boemo (insieme a Lamela e Marquinhos). «Non possiamo nasconderci, vogliamo lo scudetto — ha detto ieri Florenzi —. Io a livello di Totti e De Rossi? Ne devo mangiare ancora di pagnotte…». Con Destro la scintilla non scoccò, il boemo gli preferiva sempre Osvaldo. «Ma domani lo abbraccerò volentieri, anche se il suo Cagliari non ci mette paura — ha detto Mattia — Per lo scudetto sarà un duello tra noi e Juve, anche se il Milan può inserirsi. La panchina? Non è un problema, ma una risorsa». Con Zeman, però, non la pensava così .