LA REPUBBLICA (F. S. INTORCIA) - La prima cosa bella è stata pure l’ultima. Il ragazzo col ciuffo ha scritto il suo nome negli almanacchi azzurri:
a 29 anni e mezzo Graziano Pellè ha debuttato e segnato in azzurro.
«Ognuno ha un percorso differente, io sono contento di essere arrivato. Potevamo fare di più, ma non mi piace il tipo di calcio rinunciatario che ha offerto Malta. Conte non sarà contento perché sono mancati i dettagli su cui lui lavora tantissimo». Ha preso pure una traversa, primo di quattro legni, ma sarebbe riduttivo collegare la magra figura di gioco e risultato alla jella in fase offensiva.
A Malta, in tre precedenti visite, l’Italia non aveva mai segnato più di due gol, però stavolta aveva l’uomo in più. E venerdì aveva rischiato con l’Azerbaigian, che ieri ne ha presi 6 dalla Croazia, avversaria degli azzurri fra un mese a Milano. La paura ha numeri enormi, come il ranking remoto delle ultime due avversarie, capaci di evocare gli spettri del passato, dalle due Coree al Costarica.
Dietro lo scudo del ct, però, c’è chi non si nasconde.
Marchisio dice che
«bisogna fare autocritica. Noi siamo l’Italia e dobbiamo fare qualcosa in più».
Pensiero opposto per Florenzi:
«Autocritica? Per me non c’è bisogno perché abbiamo preso quattro pali e abbiamo vinto». Anche
Verratti respinge le obiezioni:
«Ho capito che la Croazia ha vinto 6-0, ma in Italia siamo sempre sotto tiro: se perdiamo, perché perdiamo, se vinciamo, perché vinciamo solo 1-0. Ormai nessuna partita è facile, conta vincere alla fine. Questo successo ci dà serenità per crescere».