01/10/2014 11:11
CORSERA (M. SCONCERTI) - Siamo sempre molto spaventati dal calcio inglese ma nel terrore dimentichiamo che di inglese nel loro calcio è rimasto poco. Il City è una squadra latina, il vecchio agonismo con due torri centrali, quelle decine di cross che impaurivano per la maggiore forza atletica degli avversari, il clamore del pubblico, non ci sono più. Oggi la globalizzazione ha cambiato i termini dei movimenti. E se anche una squadra italiana va a Manchester cercando di giocare a calcio, ci può riuscire perché i fondamentali sono diversi. Così il nostro calcio blasfemo si riscopre un’identità internazionale.
Non so cosa accadrà oggi a Madrid con la Juve sul campo dell’Atletico, ma quello è già un altro modo di giocare. Gli spagnoli rappresentano oggi il meglio del calcio universale perché tutti i latini hanno costretto il calcio europeo a cambiare se stesso. Il City è la miglior squadra inglese ma non esiste più il calcio inglese. Esistono squadre di dimensioni internazionali e la Roma è tra queste. Perché semplicemente ha buoni giocatori e interpreta il gioco in senso verticale, cosa che oggi è quasi decisiva. Non è forse più un problema di qualità dei vari campionati perché non esistono più giocatori decisivi. Totti alla sua età ha dimostrato che la vecchia classe è ancora superiore. Non dobbiamo in sostanza batterci troppo il petto. Non ci sono tante squadre che giocano meglio delle altre. Ci siamo tutti contaminati l’uno con l’altro affidandoci agli individui. Compriamo individui nella speranza facciano squadra, ma non c’è mai certezza. Questo ci riporta sempre agli stessi nastri di partenza.
Non conta la bellezza con cui inseguiamo l’uguaglianza di schemi. Conta la differenza. La Roma è una squadra diversa. Gioca all’italiana con un ritmo intenso e con la stessa attenzione delle vecchie miracolose milanesi. I latini del Nord Europa, specie quelli di nobiltà giovane come il City, soffrono intensamente questa diversità perché non sono abituati alla nostra attenzione, alle nostre marcature e al gioco puntuale di rimessa. Credo sia un problema anche di visione televisiva. Siamo molto portati a vedere gli inglesi più forti perché spendono di più e le loro partite non ci coinvolgono sentimentalmente. È così che abbiamo una Roma non perfetta ma ottima per l’uso che insiste nell’avanzare. E forse è solo l’inizio.