06/10/2014 10:40
GASPORT (A. BOCCI) - Ci sono stadi dove succedono le cose e stadi che le raccontano. Io appartengo alla seconda categoria. Io racconto le storie della Juve e nessuno meglio di me può farlo visto che sono la sua casa. Una volta ero diverso: mi chiamavo Delle Alpi, nome altisonante, ma a un certo punto non funzionavo più e sono rinato. Ora sono Juventus Stadium, anzi lo Stadium perché, scusate la presunzione, sono unico in Italia, grande quanto basta, moderno, infernale quando serve eppure ecosostenibile. La Roma non ha una casa così, un fortino, un posto per sentirsi castellani e soldati. Mi hanno disegnato per questo, perché la gente di fuori avesse paura a espugnarmi e la gente di casa avesse voglia di abitarmi. Il capo della Roma, Pallotta, guardava lo spettacolo, il mio spettacolo, ammirato prima dell’inizio della partita. Poi l’arbitro ha cominciato a fischiare e ora vi devo raccontare un’altra storia.
Pensavo che vi avrei raccontato quella di una bella serata, ne ho vissute tante, qui dentro la Juve ha perso soltanto tre volte. Volevo emozioni, invece sono stati anche calcioni e sputi. Era una serata che tutti aspettavano, il primo grido mi è arrivato attutito verso le quattro del pomeriggio, quando la Roma è entrata con il suo pullman. Non mi piace quando tirano pietre, sono vanitoso e la violenza scema sporca la mia immagine. Dunque, ieri era cominciato tutto bene. La gente ha urlato un po’ quando ha visto in campo la Roma, ha urlato più forte quando sul prato è comparsa la Juve. Sono questi i boati che mi piacciono, e mi piace guardarmi e vedere che su queste tribune sembrano tutti in piedi anche quando sono seduti. È un muro umano, gente che pare sospesa, come si vede nelle foto dei vecchi stadi, tutti in piedi e pigiati. Era questo il football e lo confesso, io sono contemporaneo e costruito con materiali riciclati, ma ho un’anima antica. Magari quindi dovrebbero piacermi pure le risse, invece mica tanto.
Dunque, non è che mi sia piaciuta l’atmosfera. Volevo che in questa serata uscisse il lato buono dello Stadium, il salotto che la Roma e gli altri club invidiano, invece è diventato il Far West. C’è chi fa peggio, basta pensare a quello che è successo a Londra fra Wenger e Mourinho, però non c’era bisogno di imitare la Premier anche in questo. Eppure è andata così: la mia gente abbaiava, cantava, più o meno tutto nella regola, poi il solito rigore contestato e l’ironia di Garcia hanno fatto scoppiare la rabbia. Gli attori principali si sono presi il mio palcoscenico e lo hanno usato a sproposito. Garcia espulso, parapiglia in tribuna dietro a lui, De Rossi che litiga con gli spettatori che lo rimproverano di esagerare con il sostegno ai compagni e poi se la prendono anche con Strootman e Ljajic. Le voci girano, pare che De Rossi sia stato minacciato, che a Ljajic e altri abbiano sputato. Dicono che il team manager della Roma Scaglia abbia mostrato il dito medio a un tifoso, così, tanto per rinfrescare le idee generali. «Ci sarebbero altre perle, per la verità. Totti che va a provocare i tifosi dopo il rigore, Morata che fa un fallaccio, Manolas che va a prenderlo a testate davanti alla panchina. Per una volta la curva, quel muro bianconero che fa paura, c’entra poco. Hanno sbagliato gli attori principali, nervosi come può capitare a teatro a una prima. Fatto sta che hanno trasformato il teatro in un’arena. E io che sognavo una serata spettacolo.