06/10/2014 12:57
Doveva essere uno spot per il calcio italiano agli occhi del panorama internazionale. Quella dello Juventus Stadium, invece, è stata una gara che ha restituito un copione già noto per i più: i bianconeri si aggiudicano i tre punti grazie alla designazione dell'arbitro meno in forma dell'intero campionato, Rocchi, che regalando ai piemontesi due rigori e convalidando la rete vittoria di Bonucci - in netto fuorigioco - "toglie trasparenza alla vittoria della Juve".
Resta, comunque, la buona prova dei giallorossi che hanno dimostrato carisma e personalità anche in un palcoscenico che, nelle ultime apparizioni, aveva reso la squadra timorosa e sulla difensiva. Niente di tutto ciò: gioco - seppur spezzettato dall'incompetenza del giudice di gara - convincente da parte della Roma con l'unica pecca delle tante occasioni sprecate. "La stagione è lunga, campionato e Champions sono tutte da giocare, bisogna crederci, nonostante tutto".
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Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
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IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)
Chissà come Rocchi avrà passato la notte, se sarà riuscito a dormire o se, tormentato nel letto, avrà rivissuto e ripassato nella sua mente le immagini di Juventus-Roma, sfida che con le sue decisioni ha condizionato e determinato. È un peccato dover raccontare e commentare il match tra le due squadre più forti del campionato partendo dall’arbitro. È impossibile non farlo e non è riduttivo, come ha detto Allegri. Rocchi ha inventato rigori, aumentato inspiegabilmente il recupero del primo tempo, non ha visto la posizione irregolare di Vidal nella rete decisiva di Bonucci, sbagliato decisioni e ammonizioni, perso totalmente il controllo di una partita che ha reso ancora più nervosa di quanto già non lo fosse.
Ha vinto la Juventus, complimenti alla squadra di Allegri ma la Roma gli è stata alla pari, nonostante tutto. Sul piano tecnico non è stata una gran partita, le due squadre hanno giocato con attenzione, rispettandosi, cercando di colpire l’avversario sulle proprie debolezze, sbagliando tanto perché anche condizionate dalle tossine accumulate nella Champions. Juventus-Roma come prima, più di prima, dopo i novanta minuti di ieri, sarà una sfida che ci terrà impegnati tutta la stagione. Difficile pensare che abbia gli stessi effetti di nove mesi fa quando, dopo il 5 gennaio scorso, i bianconeri presero il largo e i giallorossi non riuscirono più a recuperare. La Juventus era ed è forte, ora anche galvanizzata dalla vittoria e dal vantaggio acquisito, però la Roma è cresciuta, lo ha dimostrato anche ieri sera. Con la sosta ci sono due settimane per smaltire le polemiche, dimenticare Rocchi e ripresentarsi al via per proseguire la corsa e rinnovare il duello. La stagione è lunga, campionato e Champions sono tutte da giocare, bisogna crederci, nonostante tutto.
LA REPUBBLICA (G. MURA)
Rieccoli, i centimetri. Con quel che segue: polemiche che dureranno a lungo, forse quanto i centimetri di Turone. Tutti si auguravano che Juve-Roma fosse uno spot del bel calcio. Così non è stato per la responsabilità di molti. La prima, di chi ha designato Rocchi per questa partita. La seconda, di Rocchi la cui direzione lascia in piedi troppi interrogativi e toglie trasparenza alla vittoria della Juve. La terza, di giocatori troppo nervosi che non hanno certo aiutato un arbitro che aveva perso il controllo della partita. Dire che un pareggio sarebbe stato più giusto è doveroso quanto inutile, a questo punto. La Juve ha giocato meglio in apertura e chiusura. Sembrava più fresca, pur avendo un giorno di riposo in meno. Alla Roma restano due magre soddisfazioni: aver interrotto l’imbattibilità di Buffon (il suo amico Totti, su rigore) e aver firmato con Iturbe, su assist di Gervinho, la cosa più bella di una partita brutta, sempre più incattivita con molti errori (non solo di Rocchi).
Garcia li ha ammessi: Gervinho ha sciupato il possibile 3-1, Pjanic il possibile 3-2. Già, Garcia che apre la lista delle espulsioni. Quel suo mimare un violinista, dopo l’1-0 di Tevez, più che un omaggio a Verlaine (violons de l’automne) è suonato come un richiamo alla vecchia sudditanza psicologica, un fantasma che non s’aggira per l’Europa ma sui nostri campi sì, o alla dimensione elastica delle aree di rigore (16 metri?17?). L’inizio della fine di uno spot mai decollato è il rigore fischiato a Maicon. Del tutto inesistente. Quello successivo, concesso a Totti, sa molto di compensazione. Quello del 2-2 è molto dubbio (dentro, sulla linea bianca, fuori area?), ma non per Rocchi, e per giunta arriva a minuto di recupero già scaduto. Il rigore più rigore di tutti, commesso da Holebas su Marchisio, non viene fischiato.
C’è un regolamento e c’è modo e modo di interpretarlo. Il buonsenso aiuta, in certi casi: nel dubbio, non si fischia. Non mi sogno di invocare la moviola in campo, anche perché la moviola non chiarisce nulla nelle azioni contestate. Non è importante stabilire se Maicon fosse dentro o fuori area, perché Maicon non commette fallo, ha il braccio appoggiato al petto. Il resto viene di conseguenza, includendo anche il 3-2 di Bonucci: bello il suo tiro dal limite, ma Vidal è abbondantemente in fuorigioco e copre la visuale di Skorupski. Gol da annullare, e qui Rocchi non è assistito dai collaboratori.
Perdere così brucia parecchio, anche se una traversa di Morata testimonia della maggior freschezza della Juve nel finale. Morata poi espulso: brutta entrata su Manolas, che reagisce, e non è una buona idea perché è espulso pure lui, e con la carenza di stopper della Roma non è un regalo a Garcia. Perdere così brucia, ma sbaglia Totti a dire che la Roma arriverà seconda anche quest’anno. Con 32 partite e 96 punti ancora in ballo un capitano non deve concedere alibi ai compagni. Anche perché da Torino la Roma torna battuta, con un sacco di recriminazioni, ma non rimpicciolita come un anno fa. Garcia ha rinforzato il suo lato sinistro (Holebas per Cole), Allegri ha risposto con la sorpresa di Pirlo dal primo minuto, con Vidal in panchina. Non al meglio, il regista, ma c’era da aspettarselo dopo la lunga sosta. Non al meglio nemmeno Totti e Pjanic, difficile aspettarsi giocate da ricordare. Gervinho s’è acceso tardi ma è stato, poi, pericoloso, come Tevez dall’altra parte. Nella Roma, bene Manolas (fino all’espulsione, almeno) e benissimo Keita, che non spreca un pallone e, soprattutto, non perde mai la testa. Non può fare tutto, per esempio non sta a lui insegnare a Skorupski come usare i piedi [...]
CORRIERE DELLA SERA (M. SCONCERTI)
Due episodi al limite di cui uno chiaro (il fuorigioco di Vidal), tutti decisi contro la Roma. È comprensibile la rabbia anche se è spesso stata una questione di centimetri. Il primo rigore non c’è. Il problema non è che il fallo di mano di Maicon sia in area o meno, è che non si punisce un fallo di mano quando il braccio è attaccato al corpo e si è addirittura in torsione. Ci sta il secondo rigore, quello può vederlo solo Dio in diretta. Evidente la posizione di fuorigioco di Vidal nell’azione del terzo gol. Credo che l’arbitro sia stato ingannato la prima volta dalla striscia di schiuma sulla punizione. Se quella era in area era in area anche il fallo di mano. L’errore è però nella valutazione del fallo, non sul luogo. Nel fuorigioco, è probabile che l’azione violenta, immediata di Bonucci, da tutt’altra parte rispetto a Vidal, abbia spostato l’attenzione di arbitri e guardalinee. Detto questo, capisco le proteste della Roma. Ha avuto tutti gli episodi contro, difficile resistere alla seduzione di sentirsi vittima.
Errori arbitrali a parte, tutti molto sfortunati perché condannati a non essere chiari, è stata una bella partita, convulsa, piena di azioni spesso non chiuse ma sempre molto ben cominciate. La Juve ha mostrato più completezza di squadra, più gestione dello spazio, ma è stata sfinita dalle accelerazioni di Gervinho e di Iturbe oltre che dal palleggio di Totti e Keita. È stata una partita nervosa, spesso scorretta, ma anche questo è spettacolo, come paradossalmente lo sono gli errori dell’arbitro. Anche l’arbitro sta in campo e ha diritto a sbagliare. Sarà semmai da dimostrare adesso che gli errori non vanno tutti a senso unico. Ho sentito su Juve- Roma molto pessimismo televisivo, brutto gioco interrotto solo a sprazzi. Non sono d’accordo. Era da tempo che non si vedeva nel campionato italiano una intensità del genere. Io ho visto una partita che mi ha divertito, tra due squadre competitive non solo in Italia. La Roma è stata in soggezione finché è rimasto ai margini Gervinho. Ma è sempre stata una Roma di qualità. La Juve sta oscurando Llorente, sta ritrovando momenti di Pirlo, sta affidandosi sempre più a Marchisio e Tevez, ma è una bella Juve generale, apparsa stavolta più matura dell’avversario, con un’organizzazione non migliore ma più larga [...]
GAZZETTA DELLO SPORT (L. CALAMAI)
Ammettiamolo, ce la siamo giocata male. Per una volta il calcio europeo aveva spostato i riflettori sul nostro campionato. Intrigato dalla Roma di Manchester e curioso di pesare una Juve decisa finalmente ad alzare l’asticella a livello internazionale. Invece siamo finiti prigionieri dei nostri soliti vizi. Con un arbitro insicuro e fuori forma al punto da far riaffiorare il desiderio della moviola in campo; con nessuno dei nostri campioni che si sia preoccupato di aiutarlo; con tre espulsi; una montagna di ammoniti e un paio di mega-risse stile Far West. Più nervosismo, insomma, che calcio vero. Un clamoroso autogol. Peccato perché, stavolta, in campo di uomini-spettacolo ce n’erano più del solito. Invece, i giocatori di qualità, a esempio Pirlo e Pjanic, hanno finito per restare ai margini di una partita che è stata dominata dai nervi. Il risultato dello Juventus Stadium consente a Tevez e compagni di scappare via in testa alla classifica. Ma non c’è aria di fuga e non ci sono le condizioni per ripetere la cavalcata di un anno fa, chiusa con 17 punti di vantaggio proprio sulla Roma di Garcia. La squadra giallorossa esce sconfitta ma non ridimensionata da questo scontro frontale. Totti e compagni però devono imparare a essere più cinici in zona gol. Contro il City e contro i bianconeri hanno creato tanto ma finalizzato poco [...].
CORRIERE DELLO SPORT (S. AGRESTI)
E' la Juve dei record: s’è presa tre gol su tre che non erano buoni e, a memoria d’uomo, non c’era mai riuscita. Né si ricorda un’altra squadra che sia stata capace di fare altrettanto. Questo 3-2 alla Roma, insomma, è già nella storia: tra qualche lustro se ne parlerà ancora, la tripletta di Rocchi farà concorrenza alla rete di Turone [...]. In tanti periodi abbiamo ritenuto Rocchi il nostro miglior arbitro. Per questo ci siamo stupiti quando, mercoledì, ha clamorosamente sbagliato in Arsenal-Galatasaray di Champions, evitando di espellere Felipe Melo per un fallo assassino su Sanchez. Ci siamo chiesti se fosse una svista o l’indice di un calo di forma. Il nuovo designatore, Messina, non ha avuto dubbi e il giorno successivo gli ha affidato Juve-Roma. Mai valutazione fu più nefasta. Benché sia solo alla sesta giornata, il campionato è già falsato: il confronto tra le due regine vive sull’equilibrio, se a romperlo sono tre decisioni sbagliate dell’arbitro nello scontro diretto allora tutto salta per aria. E l’amarezza di Totti è quella di un fuoriclasse che ha sempre avuto la sensazione di non poter lottare ad armi pari con le concorrenti del Nord. Un po’ quello che è capitato a chiunque abbia provato a inserirsi ai vertici nel corso degli anni, dal Napoli alla Fiorentina o alla Lazio. Perché poi una partita del genere lascia segni che peseranno in futuro: dà vantaggio e coraggio alla Juve, trasmette rabbia e un senso d’impotenza ai rivali. Semmai Totti può consolarsi pensando che la sua Roma è proprio forte: stavolta, per piegarla, la Juve ha dovuto battere un record. No, questa non l’avevamo mai vista.