14/10/2014 10:44
CORSERA (P. TOMASELLI) - Questa Italia negli ultimi minuti passa talmente tante volte il pallone all’indietro da sembrare una squadra di rugby. Ma nel terzo tempo azzurro non c’è molto da celebrare, anche se l’atmosfera dello stadio Ta’Qali è da festa di paese, con tanto di orchestra dal vivo. Se Pietro Ghedin, c.t. di Malta, dice che «per noi uscire dal campo tra gli applausi è come aver vinto», Antonio Conte ha il tono di voce delle occasioni peggiori, ma difende ancora una volta la sua squadra: «Il risultato è la cosa migliore — riconosce il c.t. — e bisognava fare di più in fase realizzativa, anche se abbiamo preso quattro pali. Possiamo fare ancora meglio, ma avere nove punti in classifica ci dà fiducia».
Non sembra ovviamente soddisfatto Conte, ma in certe sere non è il caso di andare troppo per il sottile: «C’è stato impegno da parte dei ragazzi, era la seconda partita in tre giorni (anche per Malta ndr) e qualcuno ha accusato fatica. Abbiamo vinto, potevamo essere più concreti, ci siamo complicati la vita con l’espulsione, anche se penso che non ci fosse. Diciamo che ci sono sicuramente margini di miglioramento, ma penso che i ragazzi abbiano dato tutto quello che avevano. Venivamo da un Mondiale disastroso, non è facile, ci vuole tempo: abbiamo giocato quattro partite in un mese e mezzo e le abbiamo vinte tutte. Anche qui, a parte una parata di Buffon, non abbiamo corso grossi rischi. Possiamo e dobbiamo crescere. Ora prepariamo la partita con la Croazia a San Siro».
È più difficile ricostruire a livello mentale o tattico? «Sappiamo a quale livello è il calcio italiano: tanti titolari stasera, non lo sono nella loro squadra, e questo la dice lunga. Bisogna capire questi ragazzi e dare loro una mano. La situazione complessiva non è favorevole». Tra le poche note positive della serata, c’è l’esordio con gol di Graziano Pellé, quasi compaesano del c.t.: era dal 29 marzo 2011 (in Ucraina con Matri) che un azzurro non segnava all’esordio: «Sì sono arrivato tardi, ma ho 29 anni, quindi ho ancora tempo. Potevo venire anche prima, ma non giudico le scelte di Prandelli: sapevo di meritare la convocazione, ma ho sempre rispettato le scelte. Adesso sono contento di essere qua e di essermi sbloccato, perché per un attaccante fare gol è la cosa più importante. Sono un ragazzo positivo, ma anche molto critico con me stesso e so che potevo fare molto di più. Ho pagato un po’ di emozione e tensione: so che posso fare giocate migliori. Se dovessi avere un’altra opportunità cercherò di fare di più. Se con Conte ci parliamo in salentino? No, no. In italiano e pedalare… sicuramente il mister non sarà contento perché lui cura i dettagli e non abbiamo fatto tutto quello che voleva».
Fare meglio: è questo il tormentone della torrida notte maltese. Claudio Marchisio, fedelissimo di Conte e uno degli uomini guida di questa Nazionale non si nasconde: «Dobbiamo fare autocritica — dice la mezzala juventina —, abbiamo dominato e non l’abbiamo chiusa, Malta tatticamente è stata meglio dell’Azerbaigian e ci ha concesso poco. Ma è anche vero che siamo l’Italia e dobbiamo dimostrare qualcosa di più per chiudere le partite prima. Considerare la Nazionale come un club non è un’utopia di Conte. C’è meno tempo a disposizione, ma abbiamo la qualità per fare meglio».