Nomentana, frontale auto-moto: morti padre e figlio di 8 anni. Tornavano a casa dallo stadio

23/10/2014 12:00

LA REPUBBLICA (M. LUGLI) - Una Opel Tigra blu che esce di strada a una curva, uno scooter Tmax che arriva nella direzione opposta, uno schianto terribile, due corpi straziati sull’asfalto, due vite spezzate all’istante. Padre e figlio uccisi da uno scontro frontale e da una strada infame, una curva buia, pericolosa, infida che, con l’asfalto bagnato, diventa una trappola letale. Doveva essere il ritorno da una serata passata assieme allo stadio ma si è trasformato in una tragedia per Stefano De Amicis, 38 anni, abitante a Fontenuova, cuore giallorosso ed ex steward della Roma e il piccolo Cristian, che avrebbe compiuto 8 anni tra pochi giorni. «6 il papà che volevo. Forza Roma» aveva scritto su un foglio, disegnandoci accanto un cuore: l’ultima, straziante, testimonianza d’amore che un papà adorante aveva postato su un social forum.

È accaduto verso le 23,30, all’altezza del chilometro 22 della Nomentana, alla “curva della Madonnina”, un tratto di strada che, nonostante il nome rassicurante, ha ucciso 12 persone nel giro di 5 anni. Alla guida della Tigra c’era un romeno di 40 anni, Nicu Sardaru, ricoverato all’ospedale di Tivoli in codice verde e denunciato a piede libero per duplice omicidio colposo. L’uomo, proprietario dell’auto, vive a Fonte Nuova, non ha precedenti penali ed è risultato negativo sia all’etilometro che al narcotest. Codice verde anche per i due passeggeri che si trovavano sull’auto: una donna di 37 anni V.N. e un giovane di 20, C.S. entrambi romeni. Niente alcol, droga o fuga dopo qualche reato, quindi, solo un terribile incidente ma, tra i vicini e conoscenti delle vittime, cominciano a serpeggiare fremiti d’intolleranza, si parla di un quarto passeggero in fuga, di prostitute che i tre stavano accompagnando al lavoro. Tutte voci infondate che i carabinieri del capitano Salvatore Ferraro, comandante della compagnia di Mentana, smentiscono con decisione e che potrebbero portare a gesti di xenofobia.
Sulla pericolosità del tratto di strada stanno lavorando i vigili urbani ma sono stati i carabinieri, assieme alle ambulanze e ai vigili del fuoco, a intervenire per primi sul posto e a ricostruire la dinamica dell’incidente, in attesa dei rilievi tecnici che potranno chiarire alcuni dettagli. La Tigra proveniva da Fonte Nuova, dove abitano, come le vittime, i tre immigrati, ed era diretta verso Roma. Lo scooter stava sopraggiungendo nella direzione opposta, leggermente spostato verso il centro della carreggiata come tutti i veicoli che affrontano la curva. Al lato della strada, infatti, si staglia una fila di platani che rende molto pericolosa la circolazione e l’illuminazione pubblica è quasi inesistente. La Tigra, sicuramente, correva forte, anche se nessuno, per ora, è in grado di calcolare esattamente la velocità. Improvvisamente, imboccando la curva quasi a gomito, l’auto è sbandata, ha invaso la carreggiata opposta e si è abbattuta sul T Max. L’uomo era ancora vivo quando è stato caricato su un’ambulanza diretta al Pertini dove è spirato poco dopo mentre il piccolo Cristian è morto all’istante. L’unica, minuscola, consolazione è che non ha sofferto.