06/10/2014 10:53
GASPORT (A. PUGLIESE) - L’ultima volta che ci andò così duro, alla fine lo deferirono. Era il 2005, la Juventus vinse 21 all’Olimpico e Racalbuto finì nella bufera per un gol in fuorigioco di Fabio Cannavaro ed un rigore ai bianconeri per fallo di Dellas su Zalayeta fuori area. A ripensarci bene, quasi lo stesso copione di ieri sera a Torino, forse sarà anche per questo che Francesco Totti ci è tornato su in quel mondo. Allora disse «Contro la Juve puoi anche far di tutto per vincere, ma alla fine giochi sempre 11 contro 14. Nei primi dieci minuti ci sono stati trenta falli, se l’arbitro avesse ammonito qualcuno sarebbe cambiato tutto». Ieri è stato anche più diretto: «Tanto con le buone o le cattive vincono sempre, arriveremo secondi anche quest’anno. Sono anni che capitano sempre gli stessi episodi, la Juve dovrebbe fare un campionato a parte».
Apre Aldair Già, anni, anche perché Francesco nei suoi 23 campionati di A ne ha vissute mille di battaglie. Non il torto del gol annullato a Turone, lì era ancora troppo piccolo, aveva quasi 5 anni, né l’aggressione in tribuna a Dino Viola (1985-86). Ma sulla sua pelle il capitano giallorosso ne ha molte altre di ferite. Che ogni volta riaffiorano e anche se sembrano rimarginate, sanguinano ancora. A cominciare dalla rimessa laterale di Aldair (ostacolato dal guardalinee, al brasiliano che aveva i guanti scivolò via il pallone) che aprì il campo al vantaggio di Ravanelli (alla fine la Juventus vincerà per 30) Era ancora il 1995, Totti aveva appena 19 anni e nella sua (giustificata) ingenuità di allora chissà cosa avrà pensato. Di certo, non che quello potesse essere il primo episodio di una lunga seria.
Gautieri docet Con gli anni, però, Totti ha cominciato a capire come girava il vento e quando un episodio fa il paio con l’altro, allora qualche dubbio ti viene. Come l’8 febbraio 1998, quando la Juventus passa con Zidane (azione però viziata da un fallo di Inzaghi su Candela) e sul successivo 2-1 l’arbitro Messina negò un rigore solare a Gautieri (falciato platealmente in area da Deschamps) che avrebbe riportato i giochi in parità. «Vincono sempre perché aiutati», dirà alla fine Zdenek Zeman, all’epoca nel suo primo romano giallorosso. Totti all’epoca non commentò, ma aveva già capito.
Rabbia e stupore Negli anni 2000 le battaglie si sono susseguite, con l’episodio del 2005 a fare da ombelico del mondo. Fino alle ultime ruggini, con i falli degli ultimi anni di Chiellini su Lamela (con reazione ed espulsione dell’argentino, ma il bianconero – già ammonito – era da giallo) e Pjanic (lo scorso anno, tacchettata sul ginocchio malandato all’andata e gomitata — da ammonito — al ritorno) e gli episodi di ieri. «Un’altra beffa», dice Pjanic, uno dei più agitati a fine partita, accompagnato dal tweet di Florenzi: «Contro tutto e tutti, orgoglioso di far parte di questa squadra». Nello spogliatoio, alla fine, è volato un po’ di tutto, con uno come Keita, abituato ad altri mondi ed altre latitudini, che si è lasciato andare in un malinconico «mai visto nulla del genere». E di battaglie e di partite Seydou ne ha fatte (e vinte). Chissà se si abituerà, strada facendo. Totti, dopo 23 anni, ancora non si è arreso.