21/10/2014 10:42
CORSERA (L. VALDISERRI) - Pep Guardiola, mentre Roma è ai piedi di Rudi Garcia, non è ancora riuscito a conquistare il cuore dei tifosi del Bayern Monaco. È un fatto, però, che soltanto il Real Madrid — nelle due semifinali della scorsa Champions League — e il Borussia Dortmund — nelle due finali di Supercoppa tedesca, più una gara di Bundesliga quando i bavaresi avevano già vinto il titolo con sette giornate di anticipo — abbiano battuto il suo Bayern Monaco infliggendogli danni reali. Anche il Manchester City e l’Augsburg hanno vinto nella scorsa stagione contro il Bayern, ma i primi nel girone di Champions quando i giochi erano già fatti per tutte e due le squadre e i secondi con lo scudetto già sul petto dei bavaresi. Ergo: la sfida di questa sera è l’esame più difficile per le ambizioni di Pallotta, di Garcia e della squadra giallorossa.
Roma si prepara con il vestito della festa: stadio Olimpico esaurito e record assoluto di incasso (oltre 3 milioni di euro). Tutti in attesa della musichetta della Champions, pensando che al momento del sorteggio sembrava davvero il «girone della morte» e che adesso nulla pare impossibile. Rudi Garcia ha dimostrato di non essere superstizioso pronunciando chiaramente la parola «scudetto», ma in Champions League non rinuncia al ruolo dell’underdog: «Non sono aumentate le nostre responsabilità, restiamo gli outsider. Però, come avevo detto prima della gara contro il Manchester City, avremo le nostre occasioni e dobbiamo sfruttarle». È anche per questo che, insieme alle due gare di Champions di quest’anno e ad alcune di Bundesliga, Garcia ha studiato anche Bayern-Real del 29 aprile scorso: i primi due gol spagnoli all’Allianz Arena arrivarono con due colpi di testa di Sergio Ramos (il primo su azione da calcio d’angolo e il secondo da calcio di punizione) posizionato sul «secondo palo» e il terzo con un contropiede fulminante Benatia-Bale-CR7. Facile a dirsi, difficile a farsi. «In una partita di calcio può succedere di tutto — è la tesi di Garcia —. Il Bayern è uno dei club più forti del mondo economicamente e sul campo, ma proveremo a rendergli tutto difficile. Poi sono i dettagli a fare la differenza. I miei giocatori sono intelligenti, ma bisogna sempre avere un piano B se le cose non dovessero mettersi bene».
Almeno tre i dubbi di formazione: il centrale accanto a Manolas (Yanga-Mbiwa o Astori); l’esterno di sinistra (Cole il più probabile); Iturbe, convocato dopo il riposo precauzionale contro il Chievo, favorito su Florenzi. È quasi sicuro che il Bayern avrà più possesso palla, ma la Roma ha dimostrato di saper giocare sia «facendo la partita» sia con le ripartenze. L’importante sarà tenere sempre alta l’intensità, anche e soprattutto quando il pallone l’avrà il Bayern: «Rispettiamo tutti, ma non abbiamo paura di nessuno. Avremo davanti una grande squadra, ma anche noi abbiamo grandi giocatori e abbiamo voglia di fare bene, grazie alla spinta di 70 mila persone. L’obiettivo è andare contro i pronostici che ci davano eliminati ancor prima di cominciare. L’importante è non essere spettatori della partita». Un concetto che ripete Daniele De Rossi, che ritroverà la Champions dopo due turni di squalifica: «Firmare per il pari? Solo se avremo fatto una grande partita, non chiudendoci tutti dietro da provinciali». E Benatia? Garcia lo ha liquidato con poche parole, sintetizzando il sentimento dello spogliatoio: «Benatia è del Bayern, non più della Roma. E io mi occupo solo dei giocatori della Roma». Del franco-marocchino si occuperà il pubblico, che lo aspetta con il dente avvelenato. La speranza è che i tifosi, pur contestando, restino nei confini tracciati dall’Uefa, molto meno tollerante della Figc modello Tavecchio. Non si può rischiare un Roma-Manchester City a porte chiuse.