03/10/2014 12:40
IL TEMPO (A. AUSTINI) - Juventus-Roma 14-1. È il tremendo riassunto delle quattro partite giocate finora nel nuovo fortino bianconero. E pensare che i primi a violare lo «Stadium» sono stati i Primavera giallorossi.
Ogni volta che c’ha messo piede la Roma dei grandi, è finita malissimo. Il 24 gennaio 2012 l’esordio in Coppa Italia con Luis Enrique in panchina: 3-0 senza appello. Due mesi dopo le «sveglie» furono addirittura 4, con Totti rimasto sconsolato in panchina per 90 minuti. Quindi è toccato a Zeman subire gli sberleffi degli juventini: 4-1. «L’abbiamo preparata come una crociata» l’accusa senza veli di De Rossi al boemo.
Neanche Garcia, che di cose in positivo ne ha cambiate parecchie, è riuscito a invertire la tendenza nella scorsa stagione. Il risultato della notte che ha spostato di nuovo lo scudetto a Torino dice 3-0, ma almeno i giallorossi se la sono giocata per un tempo, chiuso comunque in svantaggio.
Una sorta di complesso, forse l’ultimo da superare per una squadra che ha appena passato brillantemente l’esame «europeo». Il problema non è solo della Roma: a casa sua la Juve è in serie positiva da 21 partite, 19 vittorie su 19 l’anno scorso e le prime due in questa stagione. La Roma ci riprova domenica e una cosa cambierà sicuro: si gioca alle 18. Garcia ha scelto una strada precisa per preparare l’impresa: scaricare la pressione dei suoi. Rientro da Manchester posticipato con sgambatella in terra inglese e ieri giornata libera. Si riprende oggi, sperando di ritrovare i giocatori rigenerati. Alcuni avrebbero bisogno di riposo, come Keita, ma il maliano è pronto a un altro sforzo. «Con la Juve non sarà facile - dice alla tv di Trigoria - ma la Roma può battere chiunque. Dobbiamo essere una grande squadra: la parola sconfitta deve essere cancellata dalla nostra mente».
Lo slogan migliore per avvicinarsi alla trasferta torinese. «Siamo felici di poter giocare questa sfida a pari punti - dice Sabatini, premiato ieri a Rieti come miglior manager della seri A - poi spererei che il campionato si arricchisse di altri protagonisti, altrimenti diventa molto difficile». Un auspicio finora non supportato da alcun segnale della concorrenza: il campionato resta una storia fra Roma e Juve. E in Champions possono giocarsela entrambe. «Credo che queste due squadre possano partecipare ad altri campionati - aggiunge il diesse - non dico vincendo ma onorandoli. Non abbiamo alcun complesso per i petroldollari, il calcio si può fare anche con altre risorse. Dobbiamo reagire, come stiamo facendo, e risollevarci».
Serate come quelle di Manchester aiutano a crederci. «Siamo riusciti a giocare il nostro calcio lì e abbiamo acquistato ulteriore consapevolezza». Totti, invece, è solo una splendida conferma. «Sta facendo cose inenarrabili e sente fortissimo l’esigenza di fare qualcosa di grande nella Roma, forse in questa stagione più degli altri anni. Capisco dai suoi comportamenti che vuole portare a casa qualche trofeo». Intanto Sabatini continua a pensare al mercato: pronto un nuovo assalto a Rabiot per gennaio, si segue con interesse il futuro svincolato Konoplyanka e c’è Strootman da difendere dagli assalti di Van Gaal. «Non è sul mercato - ribadisce il dirigente - ora ha bisogno di qualche mese per tornare ad essere quello di prima».
Lo stesso concetto già espresso da Pallotta, che ieri si è divertito a telefonare alla radio ufficiale del club presentandosi come un comune ascoltatore. «Il risultato di Torino - ha detto - dipenderà da molti fattori, ma noi ce la possiamo giocare con tutte le squadre al mondo. A Manchester è stata una giornata davvero importante se pensate che mancavano dei grandi giocatori». Fra loro solo De Sanctis ha speranza di recuperare. La difesa dovrebbe essere la stessa, con Yanga-Mbiwa caricato dalla nuova chiamata in nazionale. Non cambia neppure il centrocampo, in attacco spera Iturbe. Lo voleva la Juve, l ha comprato la Roma.