26/11/2014 08:35
LA REPUBBLICA (E. SISTI) - Garcia era tutto bollicine, non vedeva l’ora di stapparsi, come uno champagne: dopo tanti giorni difficili, dopo i dubbi e le paure, sarebbe stato bello aprire la bottiglia dei sentimenti più belli e sorridere. Invece è stato costretto a riposizionarsi sull’amaro artigianale, un liquore dal gusto ambiguo, per una svolta sui secondi finali. «Che posso dirvi? Per com’è arrivato è un pareggio che porta rimpianti, se non fai il secondo gol poi può capitare che prendi un gol così. Peccato, mancavano 15 secondi». I nervi della Roma si sono accesi proprio quando la sua partita stava finendo. La paura cresciuta nel secondo tempo. La beffa di Berezutski, subito dopo: fin lì, la qualificazione sembrava persino in tasca, la gara della sera all’Etihad Stadium era da gustare con altro spirito. Invece, con la rabbia ancora viva addosso, la squadra è filata in albergo e ha seguito le fortune del City, pure qui un’altalena. Forse i giallorossi avranno maledetto l’ex Benatia per il regalone fatto in avvio ad Aguero. Poi si sono illusi per la rimonta del Bayern, che aveva messo di nuovo la Roma in condizioni favorevoli (fra i mille intrecci, sull’1-2 parziale, c’era persino la possibilità per Garcia di passare con gli appena 5 punti attuali). Pure qui, invece, è cambiato tutto nel finale: e il 3-2 tutto firmato dal Kun rimanda ogni verdetto alla sfida dell’Olimpico. Paradossalmente, ridimensiona la portata negativa della beffa della Roma, che però si era già mangiata il fegato. Con l’animo in subbuglio, infatti, i giallorossi hanno seguito la partita di Manchester.
Sul volto, ancora un livido: «È stato come prendere un cazzotto da Tyson», la sintesi di Francesco Totti. De Sanctis era parecchio arrabbiato, come se qualcuno dei suoi compagni gli avesse detto qualcosa di non particolarmente gradevole negli spogliatoi. Quella palla maledetta era sua o non era sua, doveva uscire o no? «Quella situazione lì non doveva determinarsi, a 92 minuti e 50 secondi, avevamo la palla noi e non si può sopportare che ci lasciamo fregare in questo modo a partita finita. Non può esistere. Se poi mi tirate in mezzo mi arrabbio: la mia reattività non c’entra, neanche un po’. Avevo tre persone davanti, potevo solo prendere gol e star zitto». Evidentemente qualcuno gli ha parlato contro, mugugnando magari, sotto la doccia magari. Non tutti però. Totti e Ljajic difendono il loro portiere: «Bisogna tenere palla, altro che». E Florenzi mette il dito nella piaga generale, il dispiacere incancellabile e la colpa sommersa: «Beffa sì, ma quasi meritata». C’è a chi non piace che si finisca tutti dentro la propria area, come la squadretta che la Roma non è.