28/11/2014 08:31
GASPORT (A. PUGLIESE) - Noi soli contro tutti. Il copyright è di Mourinho, rigorosamente suo, come sua fu la mano del Triplete dell’Inter del 2010. Il concetto, invece, è quello che gira nella testa di Rudi Garcia da un po’, lui che in 17 mesi ha conquistato l’amore di Roma e la stima di un po’ tutta Italia. Nonostante qualche ultimo scricchiolio, qualche passo falso, qualche scivolata inattesa. E nonostante quel «noi contro tutti» che gli frulla nella testa e che ieri ha espresso ai suoi giocatori. Così.
NEL MIRINO La scintilla sono state le foto dei calciatori giallorossi nello strip club di Mosca, pubblicate sulla stampa russa e rimbalzate in Italia. Potere di Internet, proprio dove Borriello ha chiarito: «Una serata per il solo piacere di stare col gruppo, per fortuna non ho bisogno di locali per fare altro!». Garcia di quelle foto ne è venuto a conoscenza strada facendo, ma non gli è piaciuto che i giornali italiani le abbiano riprese, quasi ci fosse un dovere di censura. Troppo spazio, troppo risalto ad una ragazzata. Così Rudi ha toccato l’argomento alla fine del rebriefing post-Cska, a Trigoria. «Non ho nulla di particolare da dirvi, sapete come la penso — ha detto —. Se dovrò parlare con qualcuno lo farò di persona. Ma sappiate che la stampa italiana non vedeva l’ora che succedesse». Eccolo lì, nel mirino i giornalisti, lui che da bambino sognava di esserlo. Ma Rudi è intelligente, scaltro, la sua è una mossa studiata. Una molla per allentare la tensione, sgravare il gruppo di responsabilità e ridargli motivazioni extra in vista del mini-ciclo (da qui a Natale) di 5 partite. Un passaggio importante per la Roma, che può entrare tra le prime 16 d’Europa o restare per un po' in purgatorio. Come importanti sono stati i colloqui con alcuni giocatori, tra cui De Rossi e Pjanic, due giocatori ripresi nelle foto incriminate.
CORAGGIO ED ACCUSE Del resto, il «noi soli contro tutti» per Garcia è un modo come un altro per compattare ancora di più il gruppo ed evitare sfilacciamenti inattesi. Fa parte del suo modo di agire, di gestire le cose, di vivere la vita e il campo sempre in prima persona, a testa alta, pronto a sfidare la prossima sfida con il coraggio che gli appartiene. Come è successo con il Bayern, quando dopo l’1-7 fu accusato di presunzione («Ma che c’è di brutto ad esserlo? Io ammiro chi vuole vincere — la difesa di Pep Guardiola —. È coraggioso, positivo»). O a Mosca, quando ha lanciato nella mischia Strootman. Nonostante tutto, a cominciare da quel campo lì. Ma Rudi è fine psicologo, pensava ai famosi due piccioni con una fava: era sicuro di vincere e voleva dare un’iniezione di fiducia senza fine a Kevin, un modo per dirgli «vedi, ti considero già pronto anche per queste battaglie qui...».
DIFESA D’UFFICIO Del resto, su Strootman il francese ha incassato anche la difesa di Sabatini: «Tutto ciò è irriverente verso lui e Kevin, che deve recuperare giocando partite vere, non sul 3-0 in casa. Ha sbagliato un passaggio, non ha fatto autogol». Il d.s. ha poi indicato il vero problema («L’1-7 con il Bayern ha minato la nostra autostima»), giustificando i ragazzi per la bravata allo strip club: «Avessi avuta la tuta... Avevano il permesso per stare fuori due ore». Qualcuno è andato più in là. «Ma siamo una società liberale, i ragazzi dovevano distrarsi, ne hanno approfittato per compattarsi». Già, la compattezza ed ecco che si torna a quel «noi soli contro tutti ». Tanto che ieri De Sanctis si è scusato un’altra volta per la frasi post-Cska: «Non volevo addossare la colpa a nessuno». Per Garcia invece la colpa è dei giornalisti. Ma è una mossa sottile. In perfetto stile Mourinho.