25/11/2014 09:43
GASPORT (D. STOPPINI) - «Ma quale Locomotiva, noi c’avemo il Pendolino»: nei bar di Roma si esultava così, il 17 ottobre 2001. La sera prima, 13 anni e un pezzettino fa, la squadra di Fabio Capello e Marcos Cafu aveva battuto la Lokomotiv, il freddo, il portiere avversario Nigmatullin che allora pareva a un passo dalla Lazio: gol del laterale, per modo di dire, visto che tremendamente decisiva fu la deviazione di Tcherevtchenko. Comunque tre punti fondamentali per la qualificazione Champions della Roma. Cafu oggi si gode la vita tra Miami e il suo Brasile, impegnato com’è nel ruolo di testimonial Fifa. Altro calcio, altro mondo: un mese prima di quel Lokomotiv-Roma, a New York le Torri Gemelle erano venute giù e dalla Russia osservavano la tragedia con un certo distacco. Il presidente era Vladimir Putin. Lo stesso che pochi mesi fa ha annunciato al mondo di avere le prove che quell’attacco era una montatura, organizzato dagli Usa.
IL SOGNO Nell’attesa, è bene ricostruire la storia partendo da punti fermi. E quella calcistica racconta di Francesco Totti e Sergei Ignashevich, in campo stasera come allora, unici due reduci, unici due punti di contatto di una Roma che torna in Russia con la voglia di Champions in testa. Sempre a Mosca, sempre con il freddo, sempre con il termometro sotto zero: stasera, ore 20. Totti sa già cosa vuol dire, basta solo adattarsi all’avversario. Tredici anni fa la Lokomotiv, la squadra delle ferrovie e della rivoluzione d’ottobre. Oggi il Cska, la squadra dell’esercito russo. Vincere oggi sarebbe per Totti come aver battuto la destra e la sinistra in politica, Nadal e Federer nel tennis, Real Madrid e Barcellona nel calcio. Opposti contro, Totti non guarda in faccia nessuno. A 38 anni la voglia d’Europa non gli è passata, anzi, si è rafforzata. «Vincere la Champions è il mio grande sogno», ha raccontato anche di recente nell’intervista alla Gazzetta. E un campione che sogna, alla soglia dei 40, è il messaggio migliore che la Roma possa mandare all’avversario.
GLI ALTRI Oltre che una specie di miracolo della natura, l’ultima trasferta per Totti ha avuto il sapore dell’impresa, la prodezza al Manchester City. Due mesi dopo il visto per la Russia è un visto per l’Europa, da rinnovare per febbraio e i mesi successivi. Totti sogna, suda e si riscalda nel freddo moscovita. E’ l’eccezione alla regola, perché vai a guardare i 10 compagni con cui nel 2001 venne a vincere a Mosca e ti accorgi che il calciatore ad altissimi livelli, oggi, lo fa solo il capitano della Roma. Antonioli allena i portieri del Cesena, Zebina non si arrende e sgobba in Ligue 2 con l’Arles Avignon, Samuel ha strappato un contratto al Basilea, Zago ha scelto di entrare nello staff tecnico di Lucescu allo Shakhtar. Di Cafu s’è detto prima, Guigou ha smesso nel 2010, Lima è tornato a vivere in Brasile, Tommasi è presidente anche di Totti, ovvero dell’Aic, Emerson ha stretto accordi con la Roma per far arrivare a Trigoria nuovi Francesco dalla sua scuola calcio, il Fragata. E infine Batistuta, i suoi dolori alle ginocchia, stilista a tempo perso (ha fondato il marchio di abbigliamento «GB») e giocatore di polo quando in Argentina splende il sole e fa caldo. Totti no. Totti gioca anche sotto zero. E stasera guarderà di nuovo in faccia Ignashevich, forse con l’animo di chi ha saputo fermare il tempo.