05/11/2014 09:43
GASPORT (D. STOPPINI) - Città strana, questa Monaco. Qui, secondo la leggenda, il diavolo ha lasciato un’impronta persino dentro la cattedrale, la Frauenkirche, dopo aver subìto l’inganno degli architetti: gli era stato fatto credere che sarebbe stato possibile costruire una chiesa senza finestre. Ecco, il diavolo s’è fatto un giro pure dentro la chiesa al centro del villaggio di Rudi Garcia, con quel 7-1 che ha fatto sparire le certezze, ancor più delle finestre. E allora serve un antidoto, un anticorpo. Serve la fiducia di chi quel 7-1 l’ha vissuto solo davanti alla tv. Di chi qui a Monaco ha già corso per il campo e non ha mai perso. Di più: all’Allianz Arena ha pure segnato. «L’uomo che non ha mai giocato male una partita»: parole di Pep Guardiola, parole spese per Seydou Keita. I due in coppia passarono indenni qui all’Allianz e poi la Champions andarono a vincerla, a Roma: era il 14 aprile 2009. Cinque anni e mezzo dopo sono rivali. «E non è che mi piaccia molto parlare di un avversario», dice il maliano.
Che rapporto Guardiola nel frattempo aveva già avvertito i tedeschi: «Scordatevi l’andata, la Roma ha tanti giocatori di esperienza, ad esempio Keita». Tra i due c’è stato un rapporto che il tecnico spagnolo ha sempre definito così: «Ci sono i giocatori che pensano a se stessi. E poi c’è Keita, una delle cose più belle che mi sia potuta capitare a Barcellona, il mio termometro emotivo». Per un allenatore, il massimo. Per un giocatore, pure. «Lui è un grande racconta Keita . Ha vinto tutto, insieme abbiamo alzato parecchi trofei. Mi ha aiutato molto, sono felice di quanto fatto insieme, è uno dei migliori al mondo». A dirlo è uno che ad agosto accostò Garcia proprio a Guardiola. «Ma domani (oggi, ndr) saremo avversari, io gioco per la Roma e voglio fare risultato». Verrebbe da dire che ci è abituato: prima col Lens e poi con il Barcellona Keita ha affrontato 4 volte il Bayern: tre pareggi (uno nel vecchio Olympiastadion, oltre al già citato 11 del 2009 dell’Allianz) e una vittoria. Ora vuole allungare la serie. «Si parla tanto del 7-1. Ma anche il Bayern lo scorso anno perse in casa 40 con il Real Madrid. E poi? Non è mica finito il mondo, anzi da lì in poi hanno ricominciato a vincere. Questo è l’esempio, questo è il calcio. Tutto può succedere: se il Bayern ha dimenticato tutto, lo stesso faremo anche noi. Perché vogliamo tornare a casa felici». Senza nuove impronte diaboliche, insomma.