25/11/2014 08:39
GASPORT (D. STOPPINI) - C’è da capire se lo preoccupa più Doumbia o il freddo. Dev’essere particolare, Mosca, vista dai guantoni di Morgan De Sanctis. Dev’essere particolare anche giocare in una Roma che intorno a te perde pezzi, in continuazione. Un po’ come fare il portiere del condominio e accorgersi all’improvviso che i condomini di una volta sono spariti, tanto vale fare di necessità virtù, anche a costo di ricominciare tutto daccapo. Daccapo vuol dire De Sanctis, anche lui finito nel frullatore delle critiche. Ma Morgan è parente di fiducia, su questo Garcia non ha dubbi. E semmai ne avesse avuti, in passato, sono spariti con il tempo. L’alternanza è finita, Skorupski torna in secondissima fila, gioca De Sanctis e gli altri ad ascoltare. Non un modo di dire. Spiega Garcia che stasera, in un match a porte chiuse, si distingueranno bene le voci dei giocatori. Quella di De Sanctis sarà la più alta, c’è da scommetterci su.
GIOCO IO Anche perché il compito non sarà banale. Lui a capo di una difesa inedita, comunque la giri: «Considerando quello che è successo nei primi due mesi e mezzo è evidente che non siamo stati fortunati con gli infortuni — ha spiegato il portiere —. E questo non ha permesso alla squadra di gestire le assenze. È una difficoltà oggettiva, non possiamo nasconderci. Ma proprio per questo è giusto considerare ottima la prima parte della stagione». Una carezza a se stesso e pure a Garcia, che forse nella sua squadra ideale vorrebbe un portiere in grado di giocare meglio con il pallone tra i piedi, così da far partire l’azione in maniera più fluida. Ma tra i due il legame è profondo, prova ne siano le parole del tecnico alla vigilia del match con l’Atalanta: «Morgan è un giocatore importante per noi in questa stagione. E lo sarà anche in futuro». Tira aria di permanenza alla Roma, entro un mese tutto sarà più chiaro ma la strada sembra tracciata per un rinnovo del contratto in scadenza. E questo a prescindere dal fatto che nell’agenda del d.s. Sabatini la ricerca di un portiere sia considerata una priorità in ottica futura. Per l’oggi, in ogni caso, discussione non esiste: «Dopo l’infortunio (al gluteo, ndr) ho impiegato un po’ di tempo per rimettermi a posto — ha aggiunto De Sanctis —. Per giocare ogni tre giorni bisogna essere al 200%, io invece nell’ultimo ciclo di partite ero solo al 100%. Ma ora sono passati quasi due mesi e sono pienamente recuperato».
I PARTICOLARI Chissà se stasera basterà una Roma al 100%, non oltre, per fare risultato a Mosca. Non c’è la neve, ma il clima è quello di una settimana bianca. De Sanctis non è parso poi così preoccupato: «Il freddo è un fattore, ma ho giocato diverse volte in situazioni estreme. Certo, per un portiere è difficile perché mani e piedi si raffreddano presto. Ma in qualche modo ci siamo attrezzati (indumenti termici e pomate varie, ndr). Piuttosto sarà fondamentale capire subito il tipo di campo, senza sbagliare la scelta dei tacchetti». La rifinitura non ha portato buone notizie: terreno pieno di buche e con l’erba alta. Servirà una Roma da battaglia, il pensiero pare diffuso. Una Roma con la testa fino al 90’. Quella dell’andata, invece, fece imbufalire De Sanctis, che tornò negli spogliatoi scuro in volto per un finale di match costato una traversa del Cska, un gol e un’altra rete fantasma. «Speriamo di non dover pagare il gol incassato nel conteggio finale della classifica», commentò il portiere. Forse un eccesso di preoccupazione. Ma si sa, l’esperienza ti aiuta a pesare molto più i dettagli. Che si tratti della scelta dei tacchetti o di un urlaccio in più al compagno, poco importa.