02/11/2014 10:24
GASPORT (A. CATAPANO) - Alle sette della sera, quando a Fuorigrotta è rimasto solo un tappeto di rifiuti e il pullman dellaRoma è arrivato sano e salvo all’aeroporto di Capodichino, Antonella Leardi può finalmente rilassarsi. «Non è successo niente, ne ero sicura. Gli appelli hanno funzionato. Come la telefonata della Roma e il messaggio di Francesco Totti, che ho apprezzato molto». La mamma di Ciro, a cui Rafa Benitez ha dedicato la vittoria, ha ragione. Scontri tra tifosi non ci sono stati e a nessun tesserato giallorosso è stato torto un capello. Ma non si dica che è stata una festa, vero ministro Alfano? «Tutto pacifico e tranquillo, un bel pomeriggio di sport, un grazie a tutti i napoletani», gongola felice il titolare degli Interni. Ma come poteva accadere il contrario? Ai romanisti è stata vietata la trasferta e alla Roma è stato dedicato un apparato di sicurezza degno di Barack Obama. Per 24 ore Garcia e i suoi giocatori hanno dovuto convivere con mezzi blindati, elicotteri e agenti armati fino ai denti. Ieri, per fargli percorrere i trecento metri dall’albergo al San Paolo sono state impiegate quattro camionette della polizia e altrettante dei carabinieri, è stata allestita una zona rossa impenetrabile e il pullman dei giallorossi è entrato e uscito dallo stadio non attraverso il solito varco, ma dalla tribuna vip. «I nostri giocatori possono averne risentito — riflette alla fine il direttore sportivo della Roma Walter Sabatini —, anche se sarebbe poco costruttivo dire che il clima ha condizionato il nostro approccio alla partita».
Vendetta Stupisce che a tante forze dell’ordine sia sfuggito lo striscione inquietante («Ogni parola è vana, se occasione ci sarà non avremo pietà») esposto all’inizio della ripresa in Curva B, ben più visibile dei messaggi di pace e degli omaggi alla memoria di Ciro. Quella scritta e i cori rabbiosi contro Roma e i romanisti, ascoltati per tutta la partita, raccontano che ci vorrà molta buona volontà perché questa sfida torni ad essere un pomeriggio di festa. «La Roma e i romanisti non c’entrano niente con la morte di mio figlio — ribadisce la signora Antonella —. Ciro è stato ucciso da un terrorista». Chiaro?