10/11/2014 08:13
IL TEMPO (A. AUSTINI) - Ventotto gennaio 2001. La Roma che sarà tricolore batte 3-0 il Napoli ma la foto della giornata non è un gol. È l'abbraccio, di Delvecchio e di tutto lo stadio Olimpico, a Emerson, il Puma, al rientro quel giorno dopo il brutto infortunio al ginocchio. Da Napoli a Napoli, 9 marzo 2014, la notte maledetta di un altro fenomeno del centrocampo. Kevin Strootman crolla a terra, il ginocchio ha fatto crac, addio sogno scudetto, addio Mondiale. Senza la «lavatrice» olandese, l'uomo che pulisce i palloni sporchi e «imbruttisce» agli avversari, non può essere la stessa cosa.
Da ieri sì. Trentotto minuti e cinque secondi della ripresa di Roma-Torino, Kevin dà il cambio a Keita e l'Olimpico, come quella volta del 2001, si emoziona. Applausi, brividi, tutti gli occhi impegnati a seguire ogni movimento del numero 8. La faccia di Strootman è seria, subito un'indicazione a Nainggolan, lui si mette in mezzo, tocca qualche pallone ed evita i contrasti. Basta e avanza così, da Bergamo in poi inizierà il vero, graduale recupero in campo di Kevin.
A fine partita festeggia con i compagni e, tra una corsa e un abbraccio, gli scappa un «grazie» rivolto ai tifosi. Il calore dei romanisti lo ha commosso durante i 245 giorni di stop durante i quali ha lavorato sodo e imparato meglio la lingua. «Prima di tutto grazie - ripete alle telecamere di Roma Tv - in questi otto mesi non è passato un giorno senza ricevere un messaggio dai tifosi sui social network. È stata dura, ho lavorato per questo momento ed è stato emozionante». Poi lancia un messaggio importante quanto il suo rientro: «La nostra squadra è più forte dello scorso anno, lo vedo anche in allenamento. È tutto più difficile per tutti. Dobbiamo vincere ogni partita, questo è l'importante».
Garcia se lo coccola, «il solo fatto che sia tornato - dice Rudi - ci dà gioia». Totti, che quel giorno di Emerson c'era, lo definisce «uno dei giocatori più forti d’Europa». Pjanic, un grande amico, ha sofferto insieme a lui. «Ci è sempre stato vicino e noi abbiamo fatto altrettanto». Quel tenerone di Florenzi ci scrive la chiusura: «Grande vittoria ma l'emozione più bella ce l'hai regalata tu. Bentornato Kevin». Bentornato fenomeno.