15/12/2014 09:12
GASPORT (A. PUGLIESE) - Adesso anche l’ultimo tabù è crollato, venuto giù quasi come una valanga. Niente più staffetta, niente più alternanza, niente più o lui o l’altro. Totti o Destro, Destro o Totti. No, Garcia ha dimostrato che nella rosa delle sue scelte c’è un’opzione in più, quella che prevede anche che non giochi nessuno dei due. Niente «falso nueve» alla Totti e niente prima punta alla Destro, ma un centravanti veloce, che detti profondità e che sappia far male sfruttando verticalità ed ampiezza. Uno alla Gervinho, insomma, capace di andare dentro ma anche di allargare il fronte d’attacco. E che attacchi nell’uno contro uno, non certo il pezzo forte di Totti e Destro. «Il Genoa ha difensori forti ma lenti, ecco perché ho scelto il tridente rapido», ha detto Garcia. Ed ha avuto ragione lui. Se poi quel tridente si divora un gol dopo l’altro è un’altra cosa.
KEITA E QUELLA FASCIA... Totti in panchina è un lusso cui non si è abituati, nonostante quei 38 anni e una freschezza atletica che inevitabilmente non può più essere quella di quando scattava a più non posso. Il capitano ha giocato l’ultimo quarto d’ora, provando a congelare il pallone e a riscattare la brutta prestazione col City. Ci è riuscito solo a tratti e probabilmente avrà un’occasione di riserva sabato, contro il Milan, quando l’assenza di Pjanic renderà imprescindibile l’utilizzo del suo genio. Intanto, però, Totti si gode un successo che riporta la Roma nella scia della Juve. «Vittoria pesante, che forse poteva essere anche più larga nei numeri – dice il capitano che ha rifiutato bruscamente la fascia che Keita voleva dargli al suo ingresso, per non rischiare un «giallo» –. Abbiamo creato veramente tante occasioni, ma in definitiva va bene così. L’aspetto determinante è stato soprattutto l’aver recuperato punti alla Juve in una giornata che ci vedeva impegnati su un campo difficile come quello di Marassi ». Già, e pazienza se si è dovuto sedere a guardare per la seconda volta in una settimana (era già successo col Sassuolo), nel suo futuro si andrà sempre più a centellinarne le forze, cristallizzando tutto il suo talento.
BOCCIATURA Garcia ieri, però, non ha sorpreso tutti lasciando fuori Totti, ma chiamando accanto a sé contemporaneamente anche Destro. Nei suoi 18 mesi giallorossi il tecnico francese aveva sempre giocato o con uno o con l’altro. A volte anche tutti e due insieme, optando per il tridente pesante. Stavolta, invece, ha riavvolto il nastro e lo ha srotolato dalla parte opposta. E quella di Destro sa tanto di bocciatura, almeno nelle scelte di Garcia. Mattia lo sa, come sa che non è il suo centravanti ideale. E probabilmente se ne farà anche una ragione, oramai, lui che si sentiva stretto nei panni di viceTotti e che storceva la bocca a giocare solo le partite «che non contano», quelle contro Torino, Chievo, Cesena, Cagliari e via dicendo. Da ieri c’è una verità in più. E, probabilmente, anche uno scenario nuovo, con Destro lontano da Roma. Difficile a gennaio, probabile a giugno.