13/12/2014 09:55
GASPORT (A. PUGLIESE) - A inizio stagione non sembravano esserci dubbi, il tridente titolare della Roma sarebbe stato quello con Totti a inventare, giostrando da falso «nueve», e Gervinho ed Iturbe a volare via, verso la porta, sfruttando al massimo la fantasia e le giocate del capitano giallorosso. Poi, però, proprio perché il calcio non è una scienza esatta, le cose sono cambiate. Così tanto che Gervinho è rimasto lì, in cima alla lista degli amori (calcistici) di Rudi Garcia, mentre Iturbe è andato giù, molto giù, probabilmente anche troppo, visti i quasi 30 milioni di euro spesi in estate per strapparlo alla Juventus. In questa altalena degli esterni, in mezzo ci si è infilato Adem Ljajic, mai così continuo e decisivo in giallorosso come adesso. Tanto che lo stesso d.s. Walter Sabatini ha abbandonato l’idea di tornare sul mercato a gennaio per andare a caccia di un esterno offensivo, complice la Coppa d’Africa che porterà via a lungo (da inizio gennaio fino — è il rischio — a metà febbraio) proprio Gervinho. Intanto Garcia se li godrà anche domani, a Genova, quando saranno ancora loro a giostrare sulle corsie d’attacco giallorosse.
VOLO ADEM A dire il vero, il tecnico francese lo andava dicendo ai quattro cantoni, in lungo e largo per tutto l’arco della scorsa stagione. «In Adem ci credo tanto, ha delle potenzialità altissime », era il leit motiv di Rudi quando le critiche accarezzavano l’immagine di Adem. C’era chi diceva che era svogliato, chi che non sapeva essere incisivo, quantomeno mai decisivo. Eppure Ljajic aveva comunque chiuso la stagione, quella scorsa, con 6 gol e 6 assist, un bottino non fantascientifico, ma neanche da buttare via (considerando partite e minutaggi). E quando quest’anno ha avuto l’occasione giusta, Adem non se l’è fatta sfuggire. È successo con il Torino, il 9 novembre scorso, quando ha giocato, regalato un assist (a Keita) e segnato, zittendo le critiche con un gesto soffocato dall’abbraccio dei compagni. Da quel momento Ljajic non è più uscito (sei partite consecutive), anche in virtù di una capacità difensiva che non gli apparteneva. Quando domani andrà a sinistra aiuterà su Edenilson, a destra proverà a contenere Antonelli. «Fosse per me resterei a Roma anche dieci anni», ha detto lui. Avanti così, chissà che non succeda.
CALA MANUEL Se Adem nella Roma è il volto della felicità, Manuel Iturbe è quello del dispiacere. «Sono una pippa», disse un mesetto fa. Non è così, ovviamente, ma l’argentino ha fatto solo intravedere quel che può fare. Complice la sfortuna, i due infortuni che gli hanno tarpato le ali mentre le stava aprendo (gol al Cska, in casa, ed alla Juve), facendogli perdere ritmo e fiducia. Nel complesso, però, Iturbe deve ancora entrare nella testa di Garcia, capire cosa vuole da lui, calarsi meglio nella Roma. Ogni volta che entra prende mille punizioni, cercate con il corpo e frenate sulla corsa, ma non va mai dentro come dovrebbe. Per dimenticare, ieri sera Manuel ha partecipato alla maratona Telethon, regalando un sorriso al piccolo Alessio (affetto da emiplegia alternante). «Noi siamo una scatola dei sogni e facciamo di tutto per regalarli a chi ha meno fortuna di noi», ha detto il d.g. Mauro Baldissoni, annunciando che a Genova la Roma giocherà con Telethon sulla maglie, che poi verranno messe all’asta. Iturbe ci sarà forse solo per un po’. Per ora come uomo ha vinto, presto spera di farlo come giocatore.