La Roma è ancora piccola. Nasri e Zabaleta colpiscono: il City si prende gli ottavi

11/12/2014 09:26

LA REPUBBLICA (E. SISTI) - La fine non era nota, ma per quello che s’è visto non c’erano alternative. Senza Agüero, senza Yaya Toure, senza Kompany, per un’ora senza Silva. Era un senza colonna vertebrale, eppure è stato capace di vincere per la prima volta in Italia nella sua storia. Questione di carattere. Il calcio è bello, spietato, il campo, quando si arriva alla svolte, dice quasi sempre la verità. Il vince 2-0 e passa agli ottavi, la Roma scende come una lacrima in Europa League. Ci sarà modo di contentarsi, di riflettere e di ricaricarsi, ma per adesso è una bruciante delusione. Il dimezzato ha vinto senza scomporsi contro una squadra che aveva in campo tutta la sua meglio gioventù e qualche senatore di lusso. Ha vinto la squadra più calma, matura, che ha umilmente aspettato il momento di colpire, senza farsi mai prendere dal bisogno di segnare, e ne aveva, da quell’urgenza che confonde le idee e nasconde gli obiettivi, sino a renderli irraggiungibili. Tutto questo il l’ha saggiamente evitato, facendo cadere la Roma nella trappola.

La Roma era partita aggressiva. Ci sono tre o quattro situazioni, nel giro di pochi minuti, in cui i giallorossi rubano palla, innescano attaccanti, trovano spazi, ruggiscono in coro. Ma è più uno scarico di adrenalina (forse accumulata in eccesso) che mero effetto delle valutazioni di campo.La partita in realtà resta a lungo bloccata, il si presenta prudente, si mette con il 4-4-2 pur ricordando all’avversaria di possedere una natura subdola, incarnata da Nasri (che sarà l’uomo decisivo) che gioca alla Agüero, gironzolando secondo estro e opportunità intorno a . La Roma non riesce a trovare armonie fra i reparti, teme di scoprirsi, non fa pressing, la difesa non sale, a centrocampo è preoccupata e così gli attacchi si materializzano solo in azioni isolate, le rare volte che qualcuno si libera sugli esterni alza la testa e si accorge che dentro l’area, perché il gruppo è sgranato, non c’è nessuno ad aspettare. Dopo un’occasione per Cholevas, innescato da (5’), la Roma si dimentica di Hart. Primo tempo che finisce cristallizzato sullo 0-0.
Al 15’ della ripresa Nasri ferma il tempo giallorosso, lo riporta indietro ai cento fallimenti della sua angosciosa storia di occasioni buttate al vento: lasciato libero di aggiustarsi il pallone, esplode un che sbatte sul palo e finisce dentro. Ora sono guai. La Roma dovrebbe vincere 2-1, un eventuale 1-1 qualificherebbe comunque il . Davanti c’è solo salita, non è detto che la bicicletta sia quella giusta per affrontare una simile prova. Il buco in cui precipitare è a un passo, manca mezzora e quando si deve recuperare col cuore in gola trenta minuti volano. Ci vorrebbe l’impresa. Ci prova da fuori al 20’, al 21’. In un minuto il palo di e il tacco di , subentrato a uno spento , respinto sulla linea (27’) rialzano le urla dello stadio ma non cambiano il risultato, né intimoriscono il . Pellegrini mette dentro Silva, che torna dopo quasi due mesi, per tenere palla. Attività che la Roma svolge con crescente angoscia, foga, imprecisione. Il si esalta, la Roma è solo confusa, col passare dei minuti i ragazzi in campo sentono che le gambe li stanno abbandonando, chi più chi meno. Segna pure Zabaleta (41'). È giusto così. L’occasione la Roma l’ha avuta, è scesa in campo determinata ma il furore è durato quanto la fiamma che brucia un foglio di carta. Per arrivare a febbraio ci vuole altra benzina, altra testa, altri ritmi. Bisognerebbe essere un’altra Roma.