02/12/2014 08:57
CORSERA (L. VALDISERRI) - Se vale di più il gol del vecchio giovane (Pirlo) o quello del giovane vecchio (Pjanic) lo dirà il campionato. Quello che è già sicuro è che la classe più pura della serie A passa dai loro piedi. Andrea Pirlo, 35 anni e non sentirli, ha ancora la forza di sprintare verso la porta avversaria anche al 93’. La classe di piazzare la palla nell’angolino, con una rasoiata sull’erba fradicia, non gli è mai mancata. La Juventus ha vinto il derby così e ha mandato in campo la Roma con un peso sulle spalle non indifferente: battere l’Inter e la maledizione dell’ultimo minuto, che aveva appena colpito i giallorossi in Champions League, contro il Cska Mosca.
Sono stati in molti i giallorossi a rispondere bene a quella pressione. Però, due volte in vantaggio e due volte raggiunta dall’Inter, che Mancini non ha ancora cambiato nei risultati ma già un po’ nella testa, la Roma si è affidata al talento venuto dalla Bosnia. Tre minuti dopo il gol di Osvaldo, con annessa litigata con il pubblico giallorosso, continuata oggi sui social network, Pjanic ha messo in rete un assist «da terra» di Francesco Totti. La partita è praticamente finita lì anche se Miràlem (accento sulla «a» e non sulla «i», come dicono tutti in Italia) ha voluto aggiungere una punizione perfetta per il gusto di fare vedere un’altra prodezza allo stadio già adorante. Il calcio di punizione è, naturalmente, uno dei punti di forza di Andrea Pirlo. Non a caso il primo gol della Juve, nel derby con il Torino, è venuto sul rigore causato da un fallo di mano di El Kaddouri su punizione del numero 21 bianconero. Un tiratore che sembra essersi specializzato nel colpire i gomiti alti degli avversari in barriera. È successo anche nello scontro diretto, allo Stadium, contro la Roma. Il «mani» di Maicon, qualche centimetro fuori dall’area di rigore, avvelena ancora adesso ogni conferenza stampa di Rudi Garcia perché determina l’attuale classifica. Il potere di Pirlo è tanto grande che presto gli allenatori consiglieranno alle barriere di non saltare. Pjanic aveva già segnato su punizione, a tempo quasi scaduto, contro il Parma. E lì era stato un gol da 3 punti. Cresciuto alla corte di Juninho Pernambucano, all’Olympique Lione, ha imparato da tanti ma poi ha trovato il suo modo di calciare. Garcia gli ha affidato il centrocampo, anche se a volte ha sacrificato il suo talento sull’altare del turnover. Pirlo è il calciatore italiano più rispettato all’estero. Pjanic è uno che ha detto no alla maglia della nazionale francese, dove avrebbe vinto molto di più, per inseguire il sogno di portare la Bosnia al Mondiale. Realizzato. Ora ne resta un altro, con la Roma. Ma davanti a lui c’è Pirlo