Roma divisa dal mercato, tra i desideri di Garcia e il progetto di Pallotta

12/12/2014 09:41

LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Quando si vince si vince insieme, quando si perde spesso si perde da soli. Non fa eccezione la Roma, e nemmeno , a cui a differenza del connazionale De Coubertin la «certezza di essersi battuti bene» decisamente non basta. Ventiquattro ore dopo, l’eliminazione dalla non fa meno male: Pallotta non ha salutato la squadra negli spogliatoi, Trigoria è rimasta in silenzio, anche la festa di Natale in una villa di Roma Nord s’è consumata in tono minore, mentre dall’altra parte della à i tifosi laziali festeggiavano i carnefici dell’odiata Roma, il Manchester ospite a Formello. La sconfitta ha sollevato il tappeto sotto cui si era nascosta la polvere di divergenze che da mesi dividono e la dirigenza romanista. Non certo rotture insanabili, ma punti di vista ben diversi nella programmazione e costruzione della squadra.

«Servono giocatori più forti per raggiungere il livello del », diceva a fine partita l’allenatore francese, ignorando (o no?) come solo poche ore prima Pallotta avesse virtualmente chiuso il mercato in entrata di gennaio ( invece assicura «reperiremo in altro modo le risorse per fare mercato a gennaio, potrebbe arrivare un centrale. ? Via solo per una proposta indecente»). La Roma è la squadra italiana che in estate ha speso di più, 57 milioni, con saldo negativo per una quindicina. Ma non tutti nella direzione che avrebbe voluto l’allenatore. Tante scelte sono state condivise, da al flop Cole, bocciato già nella tournée americana e nemmeno in panchina col . Ma avrebbe gradito avere soprattutto Cuadrado, prima scelta per l’attacco. Anche al ds piaceva eccome, ma ha virato sul più comodo per non rischiare di perdere entrambi. Il tecnico voleva due portieri di pari livello e sondò la disponibilità del transalpino Ruffier, rimasto invece al Saint Etienne. Per la difesa, e ancora di più dopo l’addio di che avrebbe voluto trattenere, la Roma non è riuscita a regalargli Marko Basa, difensore 32enne del «suo» Lille. Perché i soldi chiesti dai francesi - circa 6 milioni - ha preferito spenderli per assicurarsi Sanabria e , ventenni costati 10 milioni - per riscattare il secondo ne serviranno altri 11 - che non trovano spazio nemmeno in panchina. Destino identico a quello già toccato al croato Jedvaj, che il Leverkusen rileverà per 12 milioni.
Un vero strabismo manageriale: a piace scommettere e possibilmente vincere, come successe con il brasiliano Marquinhos, plusvalenza da 27 milioni due estati fa. A piace vincere rischiando il minimo e non ama svezzare ragazzi in via di formazione. La sua richiesta di «giocatori forti » si scontra però non solo col passato ma anche con il presente: il nome più caldo del mercato romanista è quello di un altro baby, il 17enne argentino . Mentre un altro argentino, , colpo più caro dell’estate italiana per 22 milioni, mercoledì nella gara più importante era in panchina. Accanto a , il giocatore più pagato della serie A dopo il rinnovo da 6 milioni all’anno firmato con gli americani. Ed è solo l’ultimo, grottesco paradosso.