31/01/2015 10:29
GASPORT (D. STOPPINI) - Fischi per fiaschi, parole come tuoni. Il momento è complicato, bucce di banana ovunque. «Chiedo solo di non avere la memoria corta», fa Rudi Garcia. E sì che il pensiero dell’allenatore per una volta va più al passato che al futuro. Va a quello che è stato e non a quello che sarà. Su Mattia Destro, Garcia dice tutto e il contrario di tutto. Slalomeggia, mister Rudi. Un’inforcata può capitare. Delle due l’una, sull’attaccante. Che prima «è andato via, su di lui non cambio avviso, è un centravanti di talento e un uomo di qualità. Il problema è che voleva giocare di più e a questo punto era più normale lasciarlo partire». È la verità, quella che pubblicamente (e anche ufficiosamente) ha sempre fatto sapere la Roma tutta e lo stesso Destro. L’attaccante voleva garanzie di un posto da titolare, garanzia che — giustamente — Garcia non poteva concedere. Un amore destinato a finire e puntualmente finito.
DESTRO COME DODÒ E allora suona sinistro — altro che Destro — quel riferimento all’ambiente dell’allenatore francese. Suona sinistra questa storia qui: «Avrei avuto piacere nel vedere un sostegno al 100% per Destro — ha commentato Garcia —. E ovviamente non parlo di me perché gli sono stato sempre vicino, come pure i suoi compagni e la società. Chi ama la Roma deve sostenere al 100% ogni giocatore, questo è un atteggiamento da tifoso o un atteggiamento obiettivo. Bisogna vedere solo i numeri di Mattia Destro per vedere che ha fatto una seconda parte della stagione scorsa fantastica». Garcia si riferisce all’ambiente, alla città, magari nel minestrone butta dentro anche la stampa, chissà. Difficile però che abbia puntato il mirino sui giornalisti, che di certo non hanno il compito di sostenere una squadra, tantomeno un calciatore. Più facile, allora, che il francese sia rimasto colpito dai fischi ricevuti da Destro all’Olimpico negli ultimi tempi, e in generale dall’umore di una piazza che via etere e attraverso i social network era arrivata a individuare in Destro un problema. Garcia se l’è presa con loro. E certamente le sue parole hanno scatenato un dibattito in città. Che i fischi siano stati decisivi nel mandare via Destro, è però una teoria tutta da dimostrare. Che certamente abbiano contribuito a intristire l’attaccante, non c’è dubbio, anche in rapporto al carattere non esattamente battagliero dell’ascolano. Garcia si è esposto, la città ne ha discusso. E stavolta molto più della volta in cui il d.s. Walter Sabatini spiegò la cessione di Dodò all’Inter anche per colpa di «un ambiente che lo ha sempre bastonato».
LA MEMORIA Bastone e carota, a Garcia piace così. E così, quello stesso pubblico a cui chiede di «non avere la memoria corta », è anche lo stesso a cui raccomanda: «I nostri tifosi devono sapere che quando le cose vanno meno bene e la squadra ha un po’ di sfortuna, è proprio allora che abbiamo bisogno. Se siamo in 12, per l’avversario diventa più difficile giocare. Ecco perché con l’Empoli mi aspetto un grande sostegno». Tanto i fischi a Destro sono finiti. Ora sta alla Roma espugnare uno stadio nel quale in campionato non vince da due mesi.