18/01/2015 09:30
IL TEMPO (T. CARMELLINI) - Cronaca di un disastro annunciato per il quale nemmeno gli alibi delle moltissime assenze possono valere qualcosa. La Roma chiude il girone d’andata tornando da Palermo con un solo punto e per quanto visto rischia di essere anche troppo. Male su tutti i fronti, senza gioco né idee butta via un’altra partita senza incidere mai e rischiando la sconfitta nel finale. I numeri in questo senso sono impietosi: quarto pareggio nelle ultime sei partire, un ritmo con il quale non solo non si può puntare allo scudetto (nonostante il Garcia-pensiero dica tutt’altro), ma bisogna anche iniziare a guardarsi alle spalle. Il bilancio di questo girone d’andata parla di una Roma che chiude tre punti dietro rispetto allo scorso anno e rischia, aspettando il posticipo della Juventus stasera a Torino contro il Verona, di iniziare la seconda parte di campionato con cinque punti di ritardo sulla capolista.
La colpa? Di tutti. Della squadra che sembra aver perso gli automatismi di un tempo e fatica a trovare fluidità di gioco: o meglio non trova più un gioco. E gambe. Delle assenze, perché anche ieri mancavo tutti i giocatori più forti in ogni reparto: Manolas e Maicon in difesa, De Rossi, Nainggolan e Keita a centrocampo, Totti e Gervinho in attacco. E anche di Garcia, che quando si ritrova con la rosa corta sembra faticare a dare una direzione alla squadra. Totti dopo la doppietta al derby, nonostante l’influenza accusata in settimana, è un giocatore del quale questa Roma non può ancora fare a meno... e non solo per il suo livello tecnico. Già, perché è evidente che nella Roma c’è anche un fattore emotivo, di concentrazione, da rivedere. Per la terza volta quest’anno la squadra di Garcia incassa un gol nei primi tre minuti di gioco.
Poi tutti gli uomini che smaniano per avere un posto in squadra sono lontani anni luce da quello che dovrebbero essere. Anche Destro, nonostante la sua media incredibile (quinto gol nelle sette uscite da titolare: primo in trasferta), se non segnava da ottobre qualcosa vorrà pur dire. Non convince, non sta in piedi e non sembra mai in grado di prendere per mano la squadra e portarla oltre l’ostacolo. Iturbe poi è un ectoplasma (il peggiore lì davanti: meglio non pensare a quanto la Roma lo ha pagato), per non parlare di Ljajic al quale sembra tornata la sindrome del solitario: qualcuno gli spieghi che la palla si può anche passare. Se a questo aggiungete un Pjanic (per la prima volta capitano) appena decente, uno Strootman recuperato ma chiaramente non ancora al meglio, due esordi (Paredes da titolare più Verde) e un Astori peggiore in campo in assoluto (non si può fare un regalo così dopo due minuti scarsi di gioco), avrete la spiegazione del perché questa non è la vera Roma. Giusto quindi che il Palermo, squadra compatta che non regala nulla e resta tutto il match in partita, meriti questo pareggio e forse anche qualcosa di più. Perché stavolta Garcia deve dire un grazie a De Sanctis: poteva finire peggio, molto peggio.