26/01/2015 08:38
IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Dodici anni esatti dopo l’esordio in serie A e poche ore dopo una dichiarazione carica di speranza e fiducia («Garcia prima o poi porterà la scudetto a Roma»), Daniele De Rossi deve fare i conti con una realtà che non dà molto spazio ai sorrisi, visto che la Juve ora è a +7. Perché la Roma ha confezionato un’altra partita da brividi. O meglio, una prima parte di gara da brividi. Speravano, i tifosi giallorossi, che dopo le balbettanti esibizioni proposte prima a Palermo e poi in Coppa Italia contro l’Empoli fosse la volta buona per tornare a veder giocare alla vecchia maniera, cioè quella che aveva fatto della Roma nella passata stagione la squadra più invidiata d’Italia, invece a Firenze ancora una volta nel primo tempo è arrivata la rete dello svantaggio, ancora una volta la difesa ha sbandato sugli attacchi degli avversari e ancora una volta in avanti i giallorossi non sono stati pericolosi. Una prova altamente insufficiente, praticamente in ogni reparto. A centrocampo De Rossi ha cominciato da centrale con un modulo a tre, poi Garcia, con la Fiorentina già in vantaggio, ha ordinato di passare al 4-1-4-1 - con De Rossi piazzato davanti alla linea a quattro della difesa - poi una volta uscito Strootman le cose sono ancora cambiate. Un centrocampo dalle mille facce, all’interno del quale non c’è stato uno che abbia brillato più degli altri o che sia stato soltanto appena più bravo degli altri. Un reparto che ha continuato a far gioco ad intermittenza, e raramente con qualità.
L’ALTRA PARTITA - Tutto come se la squadra avesse smarrito la bussola, come se fosse costantemente in balia degli eventi e non più capace di dominarli, come accadeva nei mesi passati. Con Garcia impegnato a trovare in continuazione la soluzione migliore, la soluzione giusta. Poi, come al solito, nel secondo tempo è cominciata un’altra partita: il centrocampo ha preso a girare, è aumentata la qualità, la Roma ha raggiunto il pareggio (terza volta nelle ultime tre gare: era accaduto contro Lazio e Palermo) e pure a comandare le operazioni, seguendo la giocate dei suoi palleggiatori. E, allora, ci si chiede: possibile che la Roma entri in campo a scoppio ritardato? Possibile che debba sempre beccare uno schiaffo prima di mettersi in moto? Se si continuano a regalare minuti e gol agli avversari la faccenda diventa molto più complicata di quanto già non lo sia. Tutti lo sanno, ma nessuno riesce ad evitarlo. Misteri.