Lotito e Pallotta, un derby a due velocità

16/01/2015 09:55

CORSERA (L. VALDISERRI) - Fuori dal Grande Raccordo Anulare sorridono. Vedono la polemica tra il presidente della Lazio, Claudio Lotito, e quello della Roma, James Pallotta, come il solito duello rusticano. Non più tra una riva e l’altra del Tevere ma con in mezzo l’Oceano. Sono Pazzi Questi Romani. È davvero così? Il derby di Roma è «più derby» di altri. Per troppi anni è stato visto come un salvagente di stagioni con obiettivi di secondo piano e questo ha aumentato la litigiosità.

Nello specifico, però, dietro il selfie di , le profezie di Lotito sullo scudetto che andrà ancora alla , l’accenno del d.g. romanista alla competenza laziale sulle scommesse, i fendenti di Lotito sui bilanci della Roma e la risposta di Pallotta («Glieli spiegherò come si fa con un bambino») c’è di più. Lo sfondo è la velocità che si vuole imprimere al calcio italiano. Lotito è un dirigente capace, che si dedica anima e corpo alla Lazio e alla propria carriera. Si informa su tutto, chiede tutto, presenzia a tutto, occupa ogni spazio. In sequenza ha parlato da tifoso/presidente della Lazio, da pedagogo, da controllore dei conti, da depositario delle riforme della Federcalcio e persino da Giudice sportivo in pectore, chiedendosi se futuri giocatori che si faranno un selfie in campo saranno perdonati come o sanzionati con un’ammonizione. Augurando a Pallotta «di rispettare le norme del fair play italiano, a partire dal 1 luglio 2015» e ricordando «che nell’arco dell’anno 2014 ha perso oltre 38 milioni di euro, presentando inoltre un patrimonio netto negativo consolidato di oltre 81 milioni di euro» Lotito è entrato a piedi uniti sull’avversario. Non è il rilievo di un presidente a un altro presidente. Lotito è consigliere del comitato di presidenza della Federcalcio, brandisce una delega per le riforme della Figc ed è stato la colonna dell’elezione alla presidenza di Carlo Tavecchio. Coagula - democraticamente, questo va ricordato - il consenso di molti club, soprattutto quelli che preferiscono un calcio italiano «a bassa velocità». Non a caso i suoi grandi oppositori sono stati e Roma, per una volta alleate per un calcio con maggiori investimenti, magari maggiori esposizioni, ma sicuramente una crescita del fatturato.

Non è un giudizio morale, perché la storia del calcio è piena di presidenti che si sono rovinati per aver fatto il passo più lungo della gamba, ma è una divergenza di obiettivi. Ecco perché Roma-Lazio è solo all’inizio e il suo risultato inciderà sulla classifica economica anche degli altri club.