30/01/2015 20:37
REPUBBLICA.IT (F. BIANCHI) - Guerra aperta, apertissima, in Lega Pro. Ieri la lettera di Mario Macalli, oggi Gabriele Gravina che abbandona la riunione del consiglio federale mentre la Figc ha chiesto un parere agli avvocati di Coni e della stessa Figc. Mario Macalli non è intervenuto al consiglio federale: ha aspettato fuori, in auto. Gravina è stato durissimo con Tavecchio e ha parlato a lungo in consiglio, attaccando (pur senza nominarlo) anche Claudio Lotito, n.1 di Lazio, Salernitana e importante consigliere federale. Gravina, che guida una cordata ostile a Macalli, si è rivolto a Tavecchio con queste parole: "Caro Presidente dimostra a noi e all'opinione pubblica che non subisci le influenze, i condizionamenti e le indicazioni all'inerzia da parte di qualche dirigente federale (Lotito appunto, ndr) che, con i piedi anche nella Lega Pro, si sta spendendo in lungo e in largo anticipando perverse strategie per conquistare un consenso irrimediabilmente compromesso". Gravina accusa Tavecchio di non essere intervenuto per mettere a mettere in ordine in questa sconcertante e ingarbugliata vicenda, e ora minaccia anche il ricorso alla magistratura ordinaria. Inoltre si è rivolto al Coni.
Il n.1 della Figc ha replicato così: "Gravina? E' una sua opinione, non sono minimamente d'accordo. Noi stiamo trattando una questione di importanza capitale per il sistema, che può avere riflessi anche in altre Leghe. Quando abbiamo ricevuto all'inizio la mancata approvazione del bilancio, abbiamo fatto nostre considerazioni e chiesto motivazioni. In questo momento non ci sono norme che intervengono a soccorso di coloro i quali non hanno approvato il bilancio, ma non ci sono nemmeno norme che li condannano". Carenze istituzionali, secondo Tavecchio: "Ci è stato assicurato che l'advisor è in corso e che entro il 16 febbraio ci sarà la convocazione dell'assemblea". Una brutta pagina per il nostro calcio. In assemblea, quando ci sarà, si vedrà fra Macalli e Gravina ha più voti. Questa è la democrazia, anche se forse a qualcuno non piace.