19/01/2015 08:16
IL TEMPO (A. AUSTINI) - Cinque punti lontani da una cima che continua a sembrare irraggiungibile. A metà campionato il sogno scudetto della Roma si è di nuovo affievolito, e stavolta (arbitraggio di Rocchi a Torino a parte), i giallorossi devono prendersela soprattutto con se stessi. Dopo il settimo secondo posto dal 2002, si partiva da una base molto solida. Tra i titolari dell’anno scorso è partito solo Benatia, altri due - Castan e Balzaretti - sono rimasti ma è come se non ci fossero, Maicon e De Sanctis pagano gli acciacchi che avanzano con l’età. E, nel caso del brasiliano, si porta via anche la forza mentale oltre che fisica per restare sul pezzo. Cinque punti cardine della prima Roma di Garcia sono venuti meno e tra quelli che dovevano rimpiazzarli o aggiungere qualcosa solo Manolas, Yanga-Mbiwa, e da qualche partita Holebas, stanno rispondendo alle attese.
Se la «scommessa» sul veterano Cole forse era persa in partenza, Iturbe è il simbolo di una campagna acquisti estiva che al momento non può essere considerata positiva. Pagato 22 milioni più 2.5 di bonus (commissioni escluse) per strapparlo alla concorrenza, Juve in primis, l’argentino è l’ombra del talento puro ammirato a Verona nella scorsa stagione, chiusa comunque con 8 gol. L’acquisto paragonato in estate ai colpi del passato come Batistuta, finora nella Roma ha segnato 2 reti, tra infortuni, fatica ad adattarsi a una realtà diversa sia a livello tattico che ambientale, e una scarsa fiducia in se stesso. Chi poteva immaginare che in un momento topico della stagione Garcia lo avrebbe sostituito con il 18enne esordiente Verde come accaduto a Palermo? Sabatini continua a credere nel valore del giocatore, c’è un girone intero a disposizione di Iturbe per dargli ragione, finora è un flop.
Del caso Destro si parla altrove, allargando invece il discorso il problema principale della stagione restano le assenze: troppi guai muscolari (Torosidis l’ultimo della serie), i recuperi problematici di Strootman e Maicon, la lotta interna tra medici e alcuni preparatori (c’è da dire che accade un po’ ovunque nel calcio), l’assenza forzata di due elementi chiave come Gervinho e Keita, tutti elementi che hanno costretto a Garcia a cambiare di volta in volta l’assetto, con la conseguenza perdita d’identità della squadra.
Rudi non ha più la situazione sotto controllo. I giocatori utilizzati nel girone d’andata sono ben 26, i più presenti Pjanic e Florenzi con 18 gare a testa (24 compresa la Champions). Il bosniaco è anche il più impiegato per minuti (1.410) dopo De Sanctis, mentre se si sommano le gare europee lo stakanovista è Manolas con 1.836 minuti in campo. Ljajic il capocannoniere con 6 centri tutti in serie A, Totti lo affianca aggiungendo ai 4 di campionato i due timbri di Manchester e Mosca. Nella Roma continuano a segnare un po’ tutti, ma il gioco a tratti entusiasmante della passata stagione è scomparso. Un dato spiega molto: i giallorossi guidano la graduatoria del possesso palla ma sono settimi per tiri in porta. A Palermo, ad esempio, neppure uno nel primo tempo. Idem nel derby.
Tutto sommato i 41 punti conquistati restano l’aspetto più positivo. Tre in meno dell’anno scorso: 44 era il record nell’era del torneo a 20 squadre mentre con Spalletti si era toccata due volte quota 42. I gol segnati un anno fa al giro di boa erano 7 in più e quelli subiti 4 in meno. Se a livello numerico la differenza, in fondo, la fa una sconfitta al posto di una vittoria (quella di Torino), in campo la Roma spumeggiante non esiste più.