25/01/2015 10:23
GASPORT (M. CECCHINI) - Avviso ai colleghi francesi: la metamorfosi è quasi compiuta, perciò non sorprendetevi se un giorno Rudi Garcia vi confesserà di preferire i vini del Chianti al Bordeaux oppure il formaggio pecorino al camembert. Alla vigilia della sfida di Firenze (guarda caso, culla della lingua italiana), l’allenatore della Roma infatti ammette ciò che i media avevano sospettato, soprattutto dopo la mossa pigliatutto («era rigore netto») compiuta in occasione del generosissimo rigore concesso ai giallorossi in Coppa Italia ai danni dell’Empoli. «Ho sentito dire che mi sono italianizzato: questa è solo una cosa positiva, perché sono contento di essere un po’ italiano, d’altronde siete delle brave persone».
NIENTE PESSIMISMO - Tutto sommato è vero, solo che perdiamo un po’ di obiettività quando parliamo di calcio. Ma tornando al penalty, Garcia almeno rispetto a martedì frena un po’: «Faccio un gioco per dare piacere ai tifosi e posso capire che dopo Empoli siano stati un po’ dispiaciuti perché non abbiamo mostrato abbastanza efficacia in attacco. Certo, forse non possiamo dire che ci fosse rigore, ma non possiamo dire neanche che non ci fosse. Il direttore di gara era ben piazzato. Io faccio parte del 50% di persone che dicono che il rigore c’era, ma so che l’altro 50% non la pensa così. Bisogna dare fiducia agli arbitri, sono onesti. In ogni caso, abbiamo bisogno della fiducia dei tifosi, perché i ragazzi giocano meglio quando c’è il sostegno, anche quando le cose non vanno bene. Ora siamo in corsa su tre fronti: non so dove sia la parte negativa».
CRITICHE ED EQUILIBRIO - I numeri, d’altronde, sono dalla sua parte. «Perché tanto scetticismo? Non lo so. Ci sono 57 punti in palio e possiamo tornare davanti. Certo, andiamo un po’ a corrente alternata anche nell’arco di una gara: dobbiamo ritrovare continuità. Le cifre, però, dicono che da quando ci sono i tre punti a vittoria, questa è la seconda miglior Roma di sempre, quindi dobbiamo essere fiduciosi. Quando andiamo meno bene, d’altronde, mi aspetto le critiche da parte dei media, ma devono essere equilibrate ed obiettive».
TRE MODULI - Garcia, comunque, sa bene come la Roma non stia attraversando un momento fantastico, però la duttilità tattica potrebbe essere una chiave per uscire fuori dalle secche. «Abbiamo almeno tre moduli di gioco: non sono preoccupato, posso solo dire che quando faccio una scelta è sempre per vincere. Spesso ci riusciamo, ma di recente pareggiamo troppo». Per questo l’allenatore attende anche qualcosa dal mercato per rafforzare sia attacco che difesa. Aspettando novità, comunque, il rifugio finale e nel metterla sulla filosofia. «Nessuno vede la stagione come un lungo fiume tranquillo: ogni tanto tira un po’ di vento, e bisogna tenere la barra dritta». Proprio vero. Sia italiani che francesi, d’altronde, farebbero la stessa cosa.