06/02/2015 08:56
GASPORT (D. STOPPINI) - L’errore è nell’aver sottovalutato queste parole: «Dite che Gervinho segna poco? In realtà, per giudicarlo a fondo bisogna sempre vedere se fa assist o partecipa all’azione offensiva. Sul 75% dei gol della Roma c’è sempre Gervinho». Data 29 novembre. Frasi urlate da Rudi Garcia, non esattamente un passante, allora (molto più che oggi) quasi il plenipotenziario di Trigoria. Era una carezza all’ivoriano, ma a rileggerla adesso assomigliava a un grido di allarme. Rimasto inascoltato, perché l’ancora di salvataggio del mercato è servita solo per rinforzi tardivi. C’è una Roma con Gervinho e una senza. C’è quella del keep calm and palla a Gervinho, c’è però pure quella che sapeva di dover rinunciare per un mese — o più, come la storia ha dimostrato — all’ivoriano, causa Coppa d’Africa. Così la Roma non segna più. Ma soprattutto, non produce un’idea di gioco che non faccia rimpiangere quelle gambe svolazzanti sulla fascia alla ricerca di spazi impensati e impensabili. I numeri sono impietosi, in termini pratici: tra lo scorso campionato e l’attuale, con Gervinho in campo la Roma ha viaggiato a una media punti di 2,27 a partita. Senza, si rompe il cambio, tanto che dopo la quarta la quinta marcia non entra mai: 1,75 ogni 90 minuti. E hai voglia a trovare strade alternative, che magari quando provi a imboccarle te le ritrovi sbarrate sotto forma di infortuni (Iturbe prima, Ibarbo poi).
QUEL RIGORE... L’unico calciatore sul quale Garcia si è imposto su Sabatini, è pure il calciatore che il tecnico vorrebbe a Roma domattina. Poi verrebbe da chiedersi se sia un fatto davvero positivo appoggiare molto della forza di una squadra su un solo calciatore, ma questo è un altro discorso. Per il momento...waiting for Gervinho. Attesa lunga e logorante, perché la Coppa d’Africa si sta pian piano tingendo di arancione, il colore delle maglie della Costa d’Avorio, entrata in finale (anche) sotto i colpi del romanista: un gol nei quarti, un altro in semifinale, giusto per farsi perdonare della sceneggiata con annessa espulsione della prima giornata. Gervinho manca da Roma da 50 giorni: troverà un’altra squadra, lunedì o al più tardi martedì, quanto rimetterà piede a Trigoria. Troverà facce meno fiduciose sul futuro. E allora toccherà a lui riportare entusiasmo. Magari quello di un torneo vinto, quella Coppa d’Africa che gli sfuggì il 12 febbraio 2012. Sempre in Guinea Equatoriale, con lo Zambia finì ai rigori e proprio Gervinho sbagliò dagli 11 metri il tiro decisivo. Il come è tutto da raccontare. La serie andò ad oltranza, Gervinho si rifiutò di tirare l’ottavo rigore della serie. Al suo posto andò Kolo Touré: errore, a cui fece seguito pure quello dello Zambia. A quel punto i compagni chiesero nuovamente a Gervinho di tirare: ok, ma con terrore. Tanto che spedì in curva il destro, per la felicità dello Zambia che non fallì il secondo match point. «È stato uno dei momenti più brutti della mia carriera — ha raccontato qualche mese dopo —, ma ho saputo riprendermi. E avrò ancora l’opportunità di vincere la Coppa d’Africa». Domenica, appunto, contro il Ghana.
L’UEFA E DOUMBIA Magari con l’aiuto di Seydou Doumbia, al quale ha già spiegato molto di Roma. Lo aiuterà a trovare casa nella capitale, magari lo spingerà a segnare quei grappoli di gol che la Roma (e il d.s. Sabatini) si aspettano da lui. Un sondaggio del sito Uefa ha inserito proprio Doumbia tra i cinque migliori colpi europei del mercato di gennaio. «Sono molto contento di far parte di un club come la Roma e di giocare in un campionato molto competitivo — ha detto l’ex Cska Mosca a Foot mercato —. Poter giocare al fianco di giocatori come Totti, Pjanic, Gervinho, De Rossi e avere un allenatore con mentalità offensiva mi potrà permettere di fare un grande salto di qualità». A Roma sperano tanto che la cosa sia reciproca.