Inizia la partita per telecamere, riprese e stadi hi-tech

16/02/2015 12:26

CORRIERE ECONOMIA (M. SIDERI) - «Se saremo noi a scegliere i registi che usera la Lega? Perché no, siamo advisor della Lega». E ancora. «È chiaro che poi chi fa il regista e dove lo decide la Lega, ma noi ci siamo con i nostri consigli». Marco Bogarelli, Mister Infront Italia ufficialmente, Mister calcio Italiano di fatto, non usa i toni di chi è appena stato «rilevato» dai cinesi di Wanda ma di chi sta iniziando una nuova stagione. Certo, quando dice che «a decidere è la Lega», come si fa a dimenticare la registrazione della telefonata choc di Claudio Lotito stigmatizzata anche dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Graziano Delrio? «Beretta (il presidente della Lega) conta zero» dice Lotito, confermando, in verità, un sospetto non certo nuovo. D'alta parte Bogarelli ha anche anticipato i progetti/ speranze per i tempi a venire a «Radio24»: «Penso che per questo gruppo cinese entrare negli stadi possa essere una naturale evoluzione. Il gruppo cinese Wanda è già presente nell'entertainment. Sono i numeri uno nel box office in Cina e negli Stati Uniti, quindi il gruppo nostro azionista è leader nel mercato». Di più: l'ingresso dei cinesi nei progetti per i nuovi stadi, ad esempio il Milan, «non è esduso». E la stagione di "Infront 2.0 prendo tutto, anche i registi e gli stadi".

Riflessi - Il «putiferio» dei registi (copyright dell'amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani) impatta in primis su Sky e Mediaset e non a caso viene sollevato ora, a febbraio, visto che i diritti per il 2015-2018 sono già stati ceduti, ma i regolamenti possono ancora essere cambiati grazie a quella maggioranza in Lega che l'asse Lotito-Galliani-Bogarelli ha già dimostrato di avere ampiamente con la nomina del presidente della Figc, Carlo Tavecchio. L'obiettivo — nemmeno tanto nascosto a questo punto — è togliere la regia ai broadcaster (Sky ne ha 6 su 10) o, comunque, limitarli fortemente e decidere cosa va in televisione. Da notare che le telecamere negli stadi non possono essere messe a caso: esistono delle precise linee guida che devono essere rispettate per contratto. Un passaggio molto importante perché è grazie alla distribuzione delle telecamere che vengono assicurati gli standard per la serie A e da questi dipendono poi anche le opzioni di vendita dei diritti, soprattutto all'estero. Con gli stadi che si svuotano la tv è diventata la chiave fondamentale per il calciomercato come dimostra anche la recente (e preoccupante) vendita diritti del calcio inglese di Premier League: British Telecom e Sky in Gran Bretagna hanno unito le forze e messo sul piatto la ragguardevole cifra di 1,8 miliardi di sterline a stagione: in euro fanno 2,4 miliardi, due volte e mezzo il valore della serie A. Che in soldoni vuole dire che ogni match italiano vale 1,5 milioni, ogni match inglese 13,4 milioni di euro. Nella sostanza una squadra di medio livello inglese si può permettere di fare concorrenza sul calciomercato alle nostre squadre più blasonate. Tornando alle telecamere, alla produzione e alla regia il vero dilemma è che se le scelte le dovrà prendere la Lega (che però a dare credito a Lotito non conta) Infront potrebbe trovarsi nei doppi panni di chi controlla e di chi dovrebbe essere controllato. Non si tratta di questioni di lana caprina: il pallone è un business miliardario e oggi anche lo stesso proprietario di uno stadio deve chiedere l'autorizzazione per far fare delle riprese sul campo ma anche per semplici fotografie durante le partite. Tutti d'accordo dunque sulla Infront 2.0 che si immagina Bogarelli? In realtà è presto per dirlo. L'arrivo del terzo uomo più ricco di Cina (più ricco, complice la scivolata in Borsa, anche del fondatore di Alibaba, Jack Ma) nel panorama europeo e italiano deve ancora essere soppesata dai club. E anche il Milan potrebbe trovarsi con una delle sue due anime manageriali a voler perlomeno controllare qualcosa. Sul nuovo stadio, per esempio, c'era già un interesse da parte dello sponsor di maglia da 100 milioni in 5 anni, Fly Emirates, e a conti fatti bisogna sentire cosa ne pensa Barbara Berlusconi di un eventuale interesse dell'ex militare dell'Esercito popolare cinese, nonché fondatore di Dalian Wanda, Wang Jianlin. Tra le voci che circolano c ë anche quella di un interesse di Jianlin per entrare direttamente nel capitale del Milan dopo aver rilevato il 20% dell'Atletico Madrid, ma qui bisognerà aspettare i fatti. Visto come si muove il capitalismo di Stato cinese è facile supporre che Jianlin altri non sia che l'uomo che sta conquistando il calcio europeo a nome del premier cinese Li Keqiang.

Europa - In tutto questo la finanza spariglia le carte. E non poco. La vendita del 7,79% di Mediaset da parte di Finivest non è passata inosservata. Mediaset è sempre l'unico broadcaster che dalla prossima stagione avrà i diritti della , la coppa più importante per gli italiani (a patto che i club nazionali arrivino abbastanza in fondo e non vedano anche loro le partite dal sofà di casa, com'è successo negli ultimi anni). Anche qui le incognite sono molte. Se Mediaset vuole vendere la pay tv è chiaro che si terrà il suo «asset» ben stretto. Ma anche qui bisognerà aspettare. La verità è che alla domanda chi comanda veramente il calcio italiano è sempre più difficile rispondere. Anche se qualche sospetto ormai gira.