Iodice: «Io minacciato da Lotito: il calcio è omertoso»

14/02/2015 12:17

IL MATTINO (P. TAORMINA) - «Badate bene che questa mica è l'unica telefonata che ho registrato con Lotito. Ho audio con minacce ancore più gravi che porterò direttamente in tribunale». Il napoletano Pino Iodice, dell'Ischia, è un uomo che adesso non si sa bene se è più un corvo, un pentito oppure un testimone chiave del malcostume del calcio italiano. Certo, d'improvviso, si sente già un uomo solo.

Iodice, ha scatenato un putiferio. Lo immaginava?
«Mi sono liberato di un peso. Non sopportavo più quell'uomo, le sue minacce, la sua arroganza. Stavo subendo stalkingvero e proprio, era impossibile star lì a subire passivamente i suoi tentativi di imposizione, il suo modo di volermi far capire che se non facevo come mi diceva ne avrei pagato le conseguenze».

Come è nata l'idea di registrare la conversazione?
«È successo il 28 gennaio. Lotito chiamava o me o l'amministratore delegato dell'Ischia, Di Bello. Va bene una, due, tre volte... ma era un'ossessione. A quel punto mi sono detto che era arrivato il momento di mettere un punto: l'ho chiamato e l'ho inchiodato io».

Cosa dimostra la conversazione?
«Per prima cosa che Lotito vive in un delirio di onnipotenza. Ma come fa a raccontare di aver detto ad Abodi: "non mandarmi il Carpi in serie A?». Ma chi è lui per decidere chi merita di poter essere promosso e chi no? Pensa di poter gestire tutto con la sua logica diabolica, con i suoi pseudo giochi di potere. Invece è uno sprovveduto, uno che parla in questa maniera con uno come me che neppure conosce. Ma come si fa?».

Ha centrato in pieno il suo obiettivo?
«La mia è stata una scossa, ho voluto rompere un muro di omertà. Con tanti dirigenti e presidenti della Lega Pro, nella nostre conversazioni private, ci siamo lamentad di questo modo di agire di Lotito. Perché mica chiamava solo me... Ma dalle prime reazioni, dai tanti silenzi, dalle condanne appena appena sussurrate dai vertici dello sport italiano contro le parole del consigliere federale Lotito ho la sensazione che questa sia una Repubblica delle banane».

Lo pensa davvero?
«Mi aspetto che vengano presi provvedimenti seri contro Lotito. Lo faranno? Non lo so».

Gli altri presidenti e dirigenti della Lega Pro ieri l'hanno chiamata?
«In tanti mi hanno chiamato per dirmi che ho fatto bene. Ma non mi pare che poi abbiano reso le stesse dichiarazioni in pubblico».

Si sente improvvisamente solo in questa battaglia?
«L'ho messo in conto. Ma era importante scuotere il sistema».

Pensa che ne pagherà le conseguenze?
«Non credo. Ho apprezzato molto il modo con cui Nicchi ha affrontato a muso duro Lotito per le sue accuse dopo Lazio-». Tavecchio "censura" le frasi di Lotito.

Le basta?
«Mi sembra pochino... e poi che significa censura? Mi sembra che il presidente federale sia uno che se ne stia con le mani sulla pancia. E gli altri? Penso che se Tavecchio, così come Beretta, Abodi e Macalli hanno un minimo di senso del pudore, debbano dimettersi».

Perché tutto quell'interessamento di Lotito nei suoi confronti?
«Lotito ha capito che la Lega Pro gli è sfuggita di mano, ha visto la compattezza di 19-20 club che mai e poi mai avremmo votato per la rielezione di Macalli. E senza Macalli la Lega sarebbe commissariata e lui perderebbe il 17 per cento dei voti necessari tra un anno e mezzo a eleggere ancora una volta Tavecchio al vertice della Figc».

Quali sono i suoi timori?
«Ho la sensazione che il campionato di Lega Pro possa essere falsato dalla longa manus di Lotito: la mia squadra, l'Ischia, all'andata ha perso con la Salernitana per un rigore inesistente. Un caso? Chissà. Il suo modo di fare avrà un peso, aiuta a pensare sempre male: cosa succede se con il Manfredonia, il Benevento avrà un torto arbitrale e la Salernitana un favore?».

Lotito l'accusa di portare iella.
«Dice menzogne. La Pro Patria non è fallita né con me né con altri. La Nocerina è sparita non per questioni economiche e il Taranto è fallito 4 anni dopo la mia partenza».