17/02/2015 11:09
IL FATTO QUOTIDIANO (V. PACELLI / L. PISAPIA) - Parole, parole, soltanto parole. Nelle dichiarazioni e nei comunicati tutti pronti a dichiarare guerra a Lotito che poi, alla prima occasione buona, stravince su tutta la linea. Ieri a Firenze l'assemblea di Lega Pro ha infatti eletto a maggioranza con 33 voti su 60 Arpaia del Vigor Lamezia, uomo di Ta-vecchio e di Lotito (presente come patron della Salernitana), come nuovo consigliere federale in Figc. Per ristabilire il diritto del più forte è bastato che, rispetto all'assemblea di dicembre in cui le società erano 69 perché partecipavano anche le retrocesse, e in cui non fu approvato il bilancio e fu chiesto di sfiduciare il presidente Ma-calli, questa volta in apertura fossero distribuiti e approvati all'unanimità i contributi della legge Melandri. Certo, a parole non tutto è andato liscio. Sono volati insulti e minacce. Il dg dell'Ischia lodice, quello che ha registrato la telefonata che ha scoperchiato l'affaire, ha definito Lotito una "miseria umana".
E L'ASSEMBLEA si è spaccata. Per cavilli burocratici non è stato ammesso al voto sulla sospensione della seduta il delegato dell'Ascoli, ma tanto la richiesta (28 a favore, 29 contro e 2 astenuti) non sarebbe passata. Così come è stata plateale, ma poco efficace, l'uscita dall'aula dei 27 oppositori durante l'elezione di Arpaia. Alla fine nel calcio vincono i soldi. E in Lega Pro, da vent'anni feudo del padre padrone indiscusso Macalli, terra di mezzo pallonara tra società fallite a ripetizione, stipendi non pagati, infiltrazioni criminali, i soldi arrivano dalla mutualità dei diritti tv (un terzo del 6% della Serie A, una ventina di milioni per 60 squadre) e dalla legge Melandri che paga i contributi di sviluppo. Certo, qualcosa si muove, dopo le polemiche dimissioni di Pancalli da presidente del Settore giovanile e scolastico, quelle di Garimberti da presidente della giuria del Premio di Letteratura sportiva, ieri Tardelli ha rifiutato l'incarico di coordinatore dei centri tecnici regionali federali. "Per motivi tecnici", dice l'ex campione del mondo al Fatto Quotidiano ma è sempre un brutto colpo d'immagine per la Figc. Tuttavia alla fine alla conta dei voti ha vinto ancora Lotito, e con lui Tavecchio, Macalli e Galliani: gli uomini di Infront. Perché a parole sono tutti pronti a sfidare il potere, ma nei fatti non succede nulla. Dopo le dichiarazioni di ieri del presidente dell'assocalciatori Tommasi ("Basta parole servono i fatti") e dell'ad juventino Marotta ("deve intervenire la politica"), oggi per chiedere la decadenza di Lo-tito da consigliere federale sarà presentata un'interrogazione da alcuni senatori del Pd, ben consapevoli però che per la Carta Olimpica il governo non può assolutamente interferire con gli affari del Coni, ma solo esercitare quella moral suasion che però ilgoverno (nétantomeno il Coni) non esercitò ad agosto, lasciando campo libero a Tavecchio. Tuttavia in questi giorni sembra che da parte del sottosegretario Delrio ci sia la volontà di chiedere al Coni di fare chiarezza.
TANTO CHE SAREBBE previsto per oggi un "punto sulla questione" tra Malagò e Delrio soprattutto perché di mezzo ci sono soldi pubblici e non pochi. Basti pensare a quelli dati dal Coni alla Figc solo nel 2014 ammontano a 68 milioni di euro. Intanto sempre oggi Malagò, che già nei giorni scorsi non era stato tenero, in una conferenza stampa alla Rai prevista già da tempo nell'ambito di un premio, a domanda su Lotito risponderà con parole assai dure. Alcuni dicono che si spingerà fino a chiederne le dimissioni dalla Figc, ma è più probabile che non lo faccia, anche per mere questioni di regolamento. E infine, ancora oggi, il superprocuratore Palazzi deciderà come e quando sentire lodice e Lotito, e dopo averli ascoltati se deferire Lotito (per cosa poi, per linguaggio scurrile?). Se il governo, il Coni o la Procura federale riuscissero a togliere a Lotito il suo ruolo di consigliere in Figc, questi non potrebbe più presentarsi a bordo campo a seguito della Nazionale, non sarebbe più il "Lotito ovunque" che impazza sul web. Ma la rete di potere e relazioni del calcio, come si evince dall'ultima assemblea di Lega Pro, resta ben salda nelle sue mani. O meglio, e questo è il punto fondamentale della questione, nelle mani di chi attraverso gestione dei diritti tv, produzioni, immagini d'archivio, sponsorizzazioni e mille altre cose, possiede il circo, e usa Lotito come fanteria. Tutto il resto, sono solo parole.