19/02/2015 10:29
GASPORT (A. CATAPANO / V. PICCIONI) - Il day after la svolta di Palazzo Chigi, con il «prendo io la delega alle riforme» firmato Tavecchio davanti a Malagò e Delrio, si sviluppa fra gli applausi del presidente del Coni e lo scetticismo dell’Assocalciatori e del suo presidente Tommasi. Mentre Claudio Lotito, alle sue prime ore da «ridimensionato», passa in Figc per una riunione sul tesseramento dei giovani giocatori, uno dei temi che gli sta più a cuore. È cominciata dunque la volata verso il Consiglio federale della prossima settimana, chiamato a battezzare la svolta e il ritorno della delega nelle mani del presidente.
BATTIMANI Quello di Malagò, che oggi compie due anni da presidente del Coni, è un battimani ripetuto per il suo omologo in Federcalcio: «Voglio e devo fargli i complimenti. Ha saputo gestire, con capacità e senso delle istituzioni, una situazione che poteva ritorcersi contro la Federcalcio e la sua stessa persona. Tavecchio è stato bravo». I tempi delle frecciate dell’estate pre-elettorale e della disfida sui tagli del Coni alla Figc sembrano superati. «È stato bravo — aggiunge Malagò — non solo nell’illustrare al sottosegretario Delrio la strategia per dare nuova linfa al processo riformatore, ma anche nel raccontare a lui e a me come intendeva affrontare con Lotito la questione delega sulle riforme». Già, la famosa telefonata in cui il presidente della Lazio ha sentito dal suo grande alleato la decisione di avocare a sé l’ormai famosissima delega. «Sarà Tavecchio adesso a presentare al prossimo Consiglio federale la proposta di guidare personalmente il mondo del calcio verso un cambiamento auspicato da tutti, a cominciare dal Coni», chiude Malagò.
IL GRANDE DUBBIO Ma sulla «traduzione» della svolta, le interpretazioni non sono identiche. Damiano Tommasi, presidente Aic e consigliere federale, sembra dubbioso: «La delega la potrà togliere solo il Consiglio e quindi aspetteremo per vedere se ci sarà questa decisione e che risvolti avrà, anche perché tra i poteri di Lotito c’era anche una sua presenza fissa in federazione». Come dire: non è che il cambiamento di Palazzo Chigi si ridurrà in una questione di forma con Lotito ancora nel ruolo di chi dà le carte in Figc sulle cose che contano? Tavecchio ritiene di aver già compiuto due passi importanti, il duro comunicato di censura dopo la telefonata Iodice-Lotito, e la volontà di riprendersi la delega. Il suo ruolo può arrivare fino a quel confine, ma non oltrepassarlo. Cioè: la Lega di A ha l’autonomia per sentirsi rappresentata da Lotito. Anche al tavolo delle riforme, nella eventuale commissione ristretta che si formerà? Su questo punto, il dibattito è aperto. La Lega, come tutte le altre componenti, avrà il diritto di metterci chi vuole, ma qualcuno potrebbe suggerirle l’ingresso di Beretta o del direttore generale Brunelli al posto del numero uno laziale, che tra l’altro in queste ore viene chiamato in causa da un sito romeno per una presunta combine di Dinamo-Lazio 1-3 del 2007, playoff di Champions (la Direzione nazionale anticorruzione di Bucarest avrebbe aperto un’inchiesta). In ogni caso, una presenza di Lotito al tavolo delle riforme - seppure da «semplice» rappresentante, non più da deus ex machina — non sarebbe festeggiata a Palazzo Chigi. Intanto il Tribunale federale nazionale ha respinto i ricorsi dell’Assocalciatori sul «tetto delle rose» e il cambiamento dei criteri di «onorabilità » per il ruolo di dirigente di società o associazione