LA REPUBBLICA (E. GAMBA - E. SISTI) - I due estremi della serie A oggi si toccano, e verrà misurato con buona approssimazione l’abisso che separa il meglio e il peggio della categoria, lo squilibrio che caratterizza i diversi livelli del nostro campionato. La Juventus, prima, in casa del Cesena, penultimo. La Roma, seconda, all’Olimpico con il
Parma, ultimissimo. Novantanove punti contro ventiquattro: non sono previsti scossoni in classifica, malgrado i richiami di Allegri e Garcia alla concentrazione. Gli allenatori sono terrorizzati dalla bucce di banana.
In verità,
Allegri la sua preoccupazione la dimostra coi fatti: oggi non rinuncerà a nessuno dei titolari se non a
Tevez, che negli ultimi minuti dell’ultima partita ha rimediato la provvidenziale ammonizione che gli ha tolto di torno la mannaia della diffida. «
Non si può sbagliare, dobbiamo mantenere inalterato il vantaggio sulla Roma. Niente turn over, me la gioco di volta in volta» garantisce l’allenatore bianconero, pronto a verificare il senso della strana e inedita coppia Llorente-Morata (la sola altra punta a disposizione è Coman), che oggi verrà presentata per la prima volta. I due spagnoli hanno giocato assieme solamente 7’ di Champions a Madrid, 14’ di Coppa Italia a Parma e qualche spicciolo otto giorni fa, nel recupero di Juve- Milan. In compenso, Morata ha sostituito Llorente a partita in corso per quindici volte, e Llorente Morata per due. Sembrano due attaccanti alternativi e non complementari, di sicuro il più giovane sta ancora maturando e il più maturo (appena quattro gol, rispetto ai nove dell’anno scorso) sta appassendo, come se la concorrenza innervosisse entrambi, «Possono giocare assieme», assicura Allegri, «
perché Morata può fare anche la seconda punta». Cesena sarà un buon test, in questo senso.
Per
Garcia invece non c’è test migliore del primo a disposizione. La
Roma che inciampa spesso, del resto, può fare soltanto professione di umiltà e badare a un passo dopo l’altro: «
Il Parma è capace di fermare la Juve in Coppa sino all’ultimo minuto». Quindi Garcia esige attenzione al dettaglio, e persino a ciò che in campo si può presumere ma certo non si vede (i drammi societari del club emiliano). La Roma riavrà Gervinho, Doumbia è arrivato soltanto venerdì,
Totti e Maicon non sono stati convocati: «
Non penso né al Feyenoord né tantomeno alla Juventus, che è così lontana». Chissà se allude alla data dell’incontro (2 marzo) o al distacco in classifica. Un argomento caldo a Trigoria è quello degli indispensabili (Gervinho forse?): «
Nella mia squadra ci sono soltanto giocatori utili alla squadra, nessuno è indispensabile ». Poi arriva un’osservazione che va ben al di là delle miserie del pallone: «
I cimiteri sono pieni di gente indispensabile». Ma il tema sepolcri finisce qui, “sepolto” dal caso
Verde, il baby migliore in campo contro il Cagliari, forse in nome dei tanti giovani un po’ trascurati: «Ma se sono stato io a rubarlo alla Primavera... », si difende Garcia. «Però lasciatelo in pace, non caricatelo di responsabilità, ha solo 18 anni». Lo lascerà in pace anche Garcia: difficile che oggi lo scugnizzo parta titolare.