04/02/2015 09:54
IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Conte rinuncia agli stage e certifica il fallimento della rifondazione. Da ieri, anche ufficialmente, la Nazionale non conta più. Il nostro calcio si identifica solo nei club. Basta e avanza. Eppure gli ultimi due mondiali sono finiti con l’eliminazione degli azzurri al primo turno. Ma in Italia questo non interessa a nessuno. Perché la priorità va agli interessi della società. Il ct, a metà novembre, aveva già capito tutto e si era sfogato in pubblico: «Quando parlo con i colleghi mi dicono: “facciamo, facciamo”. Poi mi giro e sono solo. Se, però, non si fa come dico io, allora sono guai». Ora che ha dovuto cancellare la tre giorni di febbraio a Coverciano perché quasi nessuno dei tecnici di serie A gli ha messo a disposizione i propri giocatori il suo futuro diventa indecifrabile. Se a giugno gli arrivasse l’offerta di un grande club (Psg, Roma o Milan), saluterebbe tutti con un anno di anticipo, senza nemmeno arrivare all’Europeo 2016 in Francia.
FUGA DI GRUPPO A sfilarsi, aggrappandosi al regolamento, non sono state solo Juve e Roma per gli impegni in Europa, ma anche le società medio- piccole, sondate nelle ultime settimane da Oriali. Fronte, dunque, comune. Lo conferma la Federcalcio nel suo comunicato: «Dopo avere valutato l'indisponibilità di alcuni club che in via informale hanno manifestato difficoltà a rilasciare i propri calciatori alla Nazionale, il ct, d'intesa con il presidente Tavecchio, ha ritenuto opportuno non dare seguito al programma che era stato definito con lo staff tecnico del Club Italia». Lo stesso Conte spiega che «viste le risposte ricevute, abbiamo scelto di non procedere con uno stage che rischiava di non essere utile nè alla Nazionale e neppure alle squadre. Mi auguro, però, che si riesca tutti insieme a trovare quelle soluzioni non più rinviabili per fare della Nazionale il punto di riferimento del sistema calcio». E Tavecchio non si arrende: «Da qui in avanti ci aspettiamo risposte coerenti».