18/02/2015 10:01
GASPORT (A SCHIANCHI) - I soldi promessi non sono ancora arrivati, tre pullmini e un’automobile intestati alla società sono stati pignorati dall’ufficiale giudiziario e un pool di magistrati della Procura coordinati da Paola Dal Monte, ieri sera, ha chiesto il fallimento del Parma per inadempienze economiche. Udienza fissata il 19 marzo. Nonostante ciò il presidente Giampietro Manenti dichiara: «Io sono ottimista, il denaro c’è e pagheremo». Al momento, tuttavia, la cassaforte del Parma Fc resta vuota. Sui conti correnti di giocatori e tecnici che aspettano gli accrediti degli stipendi degli ultimi cinque mesi non si sono registrati bonifici. E’ sulla base di questa manifesta insolvenza e sulle indagini giudiziarie seguite alla richiesta di fallimento di due creditori (poi soddisfatti) che la Procura ha aperto un fascicolo e intende chiarire una vicenda sempre più torbida. Per dare un’idea del caos che regna a Parma, è sufficiente dire che c’è chi giura di aver letto il CRO bancario, cioè le undici cifre del Codice di Riferimento dell’Operazione che garantirebbero l’avvenuta trasmissione del denaro da una banca estera a un’italiana: se ciò fosse vero, i soldi sarebbero oggi nelle casse del Parma Fc, e invece non ci sono. Di questi tempi le allucinazioni si moltiplicano.
INCONTRO I giocatori, ieri pomeriggio, avevano avuto una lunga riunione con Damiano Tommasi, presidente Aic, e hanno deciso di concedere una mini-proroga prima di procedere con la richiesta di messa in mora. E’ stato il capitano Alessandro Lucarelli a spiegare: «Abbiamo aspettato tanto tempo, non succede niente se concediamo qualche giorno in più alla proprietà appena insediata». La tregua durerà fino a lunedì, poi se non arriveranno i bonifici partiranno le raccomandate per la messa in mora. Da quel momento, per evitare l’istanza di fallimento, la società avrà a disposizione venti giorni per saldare i debiti. I giocatori del Parma hanno scelto questa strada d’accordo con Tommasi e dopo aver parlato a lungo con il presidente Manenti ma naturalmente la loro «concessione » è stata sorpassata dalla mossa della Procura.
INIZIATIVA EQUITALIA La giornata era cominciata con lo sbarco a Collecchio di un ufficiale giudiziario accompagnato da un carro attrezzi. Pignorati quattro mezzi per un vecchio debito di 100 mila euro con Equitalia. L’esecuzione del provvedimento non era più rinviabile, anche se l’impressione è che il mancato arrivo dei soldi promessi da Manenti abbia accelerato la pratica. E non è escluso che nei prossimi giorni altri creditori bussino alle porte della società. Manenti ha dichiarato: «Non potevamo bloccare Equitalia, vorrà dire che venerdì ci ricompreremo tre nuovi pullmini». All’ottimismo del presidente non corrisponde quello dei tifosi, arrabbiatissimi: si sentono presi in giro per l’ennesima volta e non riescono a ipotizzare una via d’uscita.
LITE INTERNA Un altro problema, sopraggiunto nelle ultime ore, è rappresentato dall’azione di responsabilità proposta dal socio di minoranza Energy T.I. Group, che detiene il 10% delle quote del Parma. Il presidente Roberto Giuli ha chiesto il commissariamento del club per gravi irregolarità del consiglio di amministrazione. Energy T.I. non ha approvato il bilancio nell’assemblea del 27 dicembre 2014 e ora dice: «Siamo entrati quando l’indebitamento era di 50 milioni e dopo sei mesi ci troviamo con 98 milioni di buco ». L’accordo tra Parma e Energy T.I. prevedeva una sponsorizzazione di 10 anni per 25 milioni. Quando furono messe le firme, aprile 2014, tuttavia, il gruppo energetico aveva ricevuto già da un anno dal Ministero dello Sviluppo Economico la revoca per la vendita del gas ed era in gravi difficoltà finanziarie. Domanda: perché l’allora presidente Tommaso Ghirardi ha coinvolto un soggetto che non aveva le necessarie garanzie di solidità?
IN SLOVENIA Ieri Giampietro Manenti non è stato a Collecchio. Ha detto di essere in viaggio, in auto, verso la Slovenia per sbloccare i soldi. A Nova Gorica, in una piccola casa abitata da due anziani coniugi nel quartiere industriale della città, c’è la sede della Mapi Group, la società che, con un capitale di 7500 euro, ha acquisito le azioni del Parma Fc. Curioso che si sostenga che il bonifico è regolarmente arrivato (lo hanno detto Manenti e altri dirigenti) e poi ci sia bisogno di un viaggio in Slovenia per «disincagliare » il denaro che, evidentemente, fatica a oltrepassare la frontiera. Da dove arriverebbero quei soldi? Di chi sono? Chi c’è dietro tutta questa operazione? Basterà a convincere i giudici il 19 marzo? A Nova Gorica, non va dimenticato, nel 2013 il Parma di Ghirardi aveva fatto un investimento sulla società di calcio cittadina attraverso una sponsorizzazione, e la squadra slovena era entrata nell’orbita di quella emiliana. Tutto si tiene, diceva un intellettuale francese. E forse non aveva torto.