Parma, i soldi ancora non ci sono

17/02/2015 11:12

GASPORT (A. SCHIANCHI) - Ultimo giro di giostra. La campanella è suonata, ma i soldi non sono ancora arrivati. Anche se ancora ieri sera c'erano dirigenti che sostenevano l'effettivo arrivo del bonifico da una banca estera alla filiale del Monte dei Paschi di Parma: non ci sarebbe stato il tempo necessario per trasferire i fondi sui conti correnti dei tesserati. Sarà vero? La società nella tarda serata di ieri si è affrettata a comunicare ai giocatori che oggi riceveranno gli stipendi arretrati, o parte di essi almeno. Ma con quali soldi, al momento, è tutto da vedere. Il risultato in ogni caso non cambierebbe. Il Parma, per la seconda volta in questa stagione, ha sforato il tempo utile per il pagamento degli stipendi (Irpef compresa) e come conseguenza prenderà un'altra penalizzazione. Già ultima in classifica a 10, la squadra di Donadoni dovrebbe scendere a 5 dopo i deferimenti del procuratore Figc (-2 per l'insolvenza di novembre e -3 per la recidiva di ieri). Ma non è questo il guaio peggiore: lo spettro del crac finanziario è dietro l'angolo, la parola che circola con maggiore insistenza è «fallimento». 11 debito al netto dei crediti, al 30 giugno 2014, è di 96 milioni di euro (197 il lordo) e la società di revisione dei conti si è astenuta dal giudizio dopo l'approvazione del bilancio a causa delle incertezze societarie. Negli ultimi sei mesi inoltre, cioè dal 30 giugno a oggi, il «buco» è aumentato e ha superato i 100 milioni. La situazione è fuori controllo.

MOSSE INUTILI Alle parole rassicuranti («Salderemo tutto entro i termini fissati») il nuovo proprietario Giampietro Manenti ieri ha fatto seguire il nulla. Tante promesse, riunioni, telefonate, garanzie, ma neanche l'ombra di un euro. Perlomeno versato. In un primo tempo l'imprenditore lombardo aveva manifestato l'intenzione di pagare gli stipendi «in toto», poi si era fatta largo l'ipotesi che potesse essere saldata almeno una parte per dimostrare la continuità aziendale e non dare fiato ai creditori che bussano alla porta. Di fatto, i soldi non si sono visti. E, ammesso che arrivino oggi, il tempo è scaduto. A questo punto si dovrà capire che cosa faranno giocatori e staff tecnico: nei giorni scorsi avevano espresso la volontà di chiedere la messa in mora della società. Oggi, a Col-lecchio, è previsto un incontro tra i calciatori e Damiano Tom-masi, presidente Aic. Probabile che da domani partano le raccomandate per la messa in mora (è sufficiente anche la richiesta di un solo creditore).

INIZIO DEL CROLLO Quella che travolge oggi Parma è una valanga partita molto tempo fa. Bisogna tornare indietro di qualche anno e leggere tra le pieghe dei bilanci i mancati aumenti di capitale e gli onerosi interessi passivi pagati alle banche: circa 15 milioni l'anno. Ora non c'è più spazio per rimediare, cucire, tamponare. La frittata è stata cucinata e già servita in tavola. D'altronde era dalla primavera 2014 che l'ex presidente Tommaso Ghirardi cercava acquirenti: si era dimesso per la mancata concessione della licenza Uefa (a seguito di un pagamento lrpef avvenuto in ritardo), ma il reale motivo di quella scelta era che nella cassaforte della società i soldi scarseggiavano. Da quel momento è stato un inseguirsi di voci, ipotesi, polemiche e reazioni anche stizzite quando i tifosi hanno chiesto a Ghirardi spiegazioni sulla situazione finanziaria del club e lui ha reagito dicendo: «Portatemi qui una sola persona che deve avere dei soldi da me...». Stando a quello che si sa adesso, di persone ce ne sono parecchie: a cominciare da giocatori e tecnici per arrivare a dipendenti (una trentina), collaboratori e fornitori. Inevitabile che anche la squadra, lasciata in mezzo alla tempesta, risentisse di questo.

SITUAZIONE DISPERATA A metà dicembre la cessione della società da Ghirardi a Rezart aveva acceso una speranza nei tifosi. Ma c'erano troppe ombre su quella trattativa e sui personaggi saliti sul palcoscenico. Due presidenti cambiati in meno di un mese (prima Pietro «Petrit» Doca, poi Ermir Kodra), tante promesse e zero certezze. Taçi, che pensava di coinvolgere nell'operazione alcuni imprenditori stranieri, ha salutato tutti e ceduto il Parma in poche ore. Una domanda: se per comprare Taçi ha impiegato più di due mesi, com'è possibile che per cedere gli siano state sufficienti poche ore? Mistero. E con il mistero ecco l'entrata in scena di Giampietro Manenti che si portava dietro le mancate acquisizioni del Brescia di Corioni e delle Cartiere Pigna. Nella conferenza d'insediamento ha parlato di un piano di risanamento dei conti da programmare in cinque anni e ha garantito che sarebbero state rispettate tutte le scadenze dei pagamenti. Ieri, alle 19.10, ha lasciato il centro sportivo di Collecchio rilasciando questa dichiarazione: «I bonifici? Sono per strada. Sono fiducioso. I giocatori non metteranno in mora la società". Di fiducia, speranza e illusioni i parmigiani non ne possono più. Il tempo è scaduto.