23/02/2015 10:05
GASPORT (M. NICITA) - Per spiegare come sia possibile che una squadra capace di tenere il pallino del gioco per il triplo del tempo dell’avversario non riesca a vincere una partita, bisogna andare oltre le aride cifre. Perché il record di possesso palla assoluto in campionato (76,7 per cento) della Roma diventa effimero se giochi un torello infinito, con passaggi sempre sui piedi del compagno, quasi mai sulla corsa. A questo va aggiunto che le sovrapposizioni in casa Roma appaiono sconosciute, un po’ per scelta tattica del tecnico Garcia, soprattutto per impotenza fisica, visto che la condizione complessiva della squadra appare da tempo deficitaria e la partita di giovedì in Europa League può essere poco più di un alibi. Ritmi troppo blandi, dunque, anche a inizio gara. Ritmi che rendono innocui quei quasi 700 passaggi, con alta percentuale di riuscita (89,1 per cento) inversamente proporzionale alla difficoltà degli stessi. In altre parole se passi la palla sempre in linea orizzontale e verticalizzi poco (in questo senso, in proporzione al possesso fa meglio il Verona con i suoi 102 palloni quasi tutti diretti alla torre Toni, rispetto ai 179 romanisti), aiuti qualsiasi difesa a piazzarsi, considerando sempre una velocità irrisoria del giro palla.
DOPO FLORENZI IL BUIO La sfortuna – troppo spesso invocata da Garcia – è quella di perdere il jolly, Florenzi, azzoppato poco dopo la mezz’ora del primo tempo. Fino a quel punto la Roma gioca spesso negli ultimi trenta metri avversari, (con Florenzi unico a giocare in progressione e sovrapposizione) dove per scelta Mandorlini rintana i suoi stringendo due linee di complessivi 9 uomini (solo Toni esonerato) che accorciano gli spazi degli attaccanti e impediscono di puntare l’uomo a un attacco incapace di triangolazioni, tagli e movimenti in velocità (Verde entra troppo tardi). Non a caso il gol arriva dall’iniziativa personale di un fuoriclasse, il capitano Totti, e non da una azione corale. E non è un caso nemmeno che proprio al momento del calcio d’angolo del pari veronese lo stesso Florenzi, appena rientrato ma ancora dolorante, non riesca a saltare su Jankovic, che segna.
ATTEGGIAMENTO Quello tattico tenuto sugli angoli subiti prevede che i tre attaccanti della Roma non scendano nella propria area. Un modo per preparare un buon contropiede e al tempo stesso per tenere almeno quattro avversari lontani dalla propria area. Peccato che proprio nell’azione dell’11 le cose non siano andate così e sicuramente c’è stata qualche altra incomprensione in area romanista. Quando poi nella ripresa il Verona fiuta la stanchezza degli avversari e alza il baricentro, con le squadre lunghe ci sarebbero spazi per contropiedisti del calibro di Gervinho e Ljajic, ma il serbo non trova le sponde giuste mentre l’ivoriano non riesce mai a far intravvedere le sue abituali accelerazioni. Anzi in campo aperto è la Roma a rischiare di più e Torosidis mostra ottimi riflessi da portiere. Ma quel gol subito ancora in trasferta fa sì che solo a Udine in questo 2015 la Roma non abbia subito gol in trasferta. Allora era a 1 dalla Juve. Era il giorno della Befana, che tutti i sogni giallorossi si è portata via.