26/02/2015 09:50
LA REPUBBLICA (E. SISITI) - La falsa maglietta sbandierata nella mattinata di ieri con la presunta scritta «io sono fontana, voi schifo romanista che accoltella» racconta, in un quadro angosciante, l’ansia anticipatoria di una partita a rischio che qualcuno sta cercando di trasformare in guerra prima di sentire un solo sparo, una specie di voglia di provocare l’inferno a tutti i costi. La paura sta dilagando anche a Firenze, dove sono attesi 2200 tifosi del Tottenham. Nonostante la presenza di alcuni poliziotti inglesi al seguito del club londinese e nonostante le parole rassicuranti del tecnico Pochettino («i nostri fan rispettano gli avversari») è iniziato il presidio ai monumenti degli agenti in tenuta antisommossa. È l’Europa League dei timori. Il sindaco di Rotterdam Aboutaleb s’è premunito senza allarmi eccessivi: «Abbiamo chiesto di accelerare i provvedimenti di fermo nel caso si rendano necessari, speriamo non serva». Normali accorgimenti d’emergenza, possiamo dire così. I tifosi giallorossi saranno dirottati al Porto Vecchio. Invece dei normali 400, saranno dislocati 800 agenti. Se dovessero sorprendere un barista a vendere alcolici il locale verrebbe chiuso per sei mesi. Dietro lo spettrale grigio di Rotterdam c’è una partita da giocare, piena d’interrogativi e di misteri. La Roma è in Olanda senza Pallotta. Il presidente ha fatto cadere sulla squadra, come una nevicata d’agosto, il suo scomodo sostegno: «In fondo non abbiamo mai perso in campionato», ha detto due giorni fa. Ovviamente Pallotta non ricorda che è meglio perdere tre partite e vincerne quattro piuttosto che pareggiarne sei. Ma in fondo che importa, tre punti in più o meno. Avvolti da quest’ombra, Garcia e Totti cercano di pompare adrenalina sul match. Ci riesce soltanto il capitano scherzando sulla sostituzione di Verona: «In quel momento mi sentivo Toni, volevo segnare di testa su calcio d’angolo». A muso molto più duro spara una revolverata sulle decisioni del suo allenatore (la sensazione è che siano lontani anni luce): «Se preferisco vincere oggi o lunedì contro la Juventus? Oggi, così lunedì non gioco… ». Serissimo. Garcia nerissimo. Poi si corregge: «Se vinciamo oggi vinciamo pure lunedì». Totti ricorda anche che 15 anni fa giocò qui la finale europea la Francia: «Oddio, vuol dire che sono proprio a fine carriera... «. Quindi il capitano si lascia scappare: «Vedremo come vivrò questi ultimi due anni». Due, non di più. E ancora: «Io sul campo mi diverto molto ma le immagini all’esterno sono bruttissime per tutti. Per me dovrebbero fare come in Grecia e prendere dei seri provvedimenti, multare o fermare le società dei tifosi che fanno casini. Diventerebbe tutto più semplice ma in Italia non succederà mai una cosa del genere». Garcia non ha giocatori, anche se Iturbe e Florenzi sono in gruppo: «Dovremo esibire un pizzico di follia per superare questo scoglio, essere meno lunghi in campo, non abbassarci troppo se capitasse di trovarci in vantaggio ». Tutti atteggiamenti che l’ultima Roma non riconosce come suoi, che per miracolo dovrebbe tirar fuori dal magazzino della bellezza. Chiuso da tempo.