18/02/2015 08:25
GASPORT (M. CECCHINI) - «Io ero un centravanti e volevo diventare l’erede di Francesco Totti». Questa potrebbe essere l’epigrafe scritta sulle tombe virtuali chiamate a contenere i sogni di tutte le punte centrali che – dall’addio al giallorosso di Batistuta e Montella – arrivando alla Roma hanno avuto l’ambizione di affiancare o addirittura sostituire nel cuore dei tifosi il capitano della Roma, ovvero il più grande calciatore della storia giallorossa e il secondo cannoniere del calcio italiano (239 gol) nei campionati di Serie A a girone unico dietro Silvo Piola. Se vogliamo, una sorta di «Spoon River» del «cosa sarebbe successo se». Una lista di nomi più o meno eccellenti, che a onor del vero anche altrove – tranne in un paio di casi – hanno brillato solo relativamente. Ricordiamoli con compunzione: Carew, Nonda, Mido, Vucinic, Okaka, Baptista, Toni, Adriano, Borriello, Osvaldo, Tallo, Destro. Gente non banale, alcuni accompagnati da soprannomi roboanti (il Faraone, la Bestia, l’Imperatore). Adesso è arrivato il turno di Doumbia che, rispetto agli altri, è partito a handicap, ovvero dovendo subire i fischi dell’Olimpico già alla prima uscita. E allora si ricomincia dal via: col Feyenoord che incombe, c’è bisogno di Totti.
UNICO Dopo l’influenza che lo ha messo k.o. col Parma, quindi, Garcia spera di recuperarlo, pur sapendo che a 38 anni, far ruotare tutta la squadra intorno a lui può essere un rischio. Certo, se si pensa che nel 2011ci fu la tentazione di «detottizzare» la nuova Roma americana, a quattro anni di distanza pare un paradosso riaverlo al centro del villaggio, ma d’altronde se chi negli anni era stato chiamato a sostituirlo – o perché inadatto oppure non abbastanza forte psicologicamente – non è stato all’altezza delle aspettative, sembra difficile dare la colpa a chi si è sempre messo a disposizione degli allenatori, che in effetti non hanno mai denunciato pressioni o «mobbing» di nessun genere da parte sua.
ENIGMA FUTURO Al netto di Doumbia, che deve dimostrare ancora tutto, il problema è legato al futuro. La Roma (ambiziosa) della prossima stagione può sempre partire con Totti centravanti (o «falso nove») come primo candidato al posto da titolare oppure ci sarà uno in grado di sostituirlo? In attesa che la dirigenza sciolga questo dilemma,, il presente racconta che la squadra necessita della sua vena, nonostante la sua percentuale realizzativa si stia abbassando (in questa stagione 6 reti in 24 presenze), anche perché è il quarto più sostituito della Serie A (13 volte)
PARLA SABATINI Adesso però il momento è troppo delicato per rischiare mosse al buio. Non a caso anche il d.s. Sabatini ha parlato alla squadra esprimendo in pratica un concetto: è ancora possibile raggiungere eccellenti traguardi perché il gruppo è forte, ma ora è il momento di svegliarsi e dare di più.
NASTRI E VELENI Proprio vero, perché i veleni crescono a vista d’occhio. Ieri ad esempio, in una trasmissione radio che si occupa di cose giallorosse, ha tenuto banco una registrazione (pare rubata) di un calciatore che la «vox populi» ha poi indicato essere della Roma. Nell’audio camuffato alla bell’è meglio il «mister X» in questione se la prendeva un po’ con i compagni di squadra. Anzi, si dice che ci sono anche parti non ancora mandate in onda che rincarino la dose. Incredibile, ma questo è il calcio (a Roma) ai tempi del malessere perenne. Se i risultati sono la cura, chissà che ancora una volta il medico non sia capitan Totti. Ma per quanto ancora?