22/02/2015 09:51
CORSERA (L. VALDISERRI) - Il tempo è agli sgoccioli. In nove giorni la Roma si gioca tutto quel che resta: oggi la trasferta contro l’Hellas di Mandorlini, una squadra in crisi e un allenatore che potrebbe saltare in caso di sconfitta; giovedì il ritorno di Europa League a Rotterdam, complicato dal- l’1-1 dell’andata contro il Feyenoord e dallo scempio causato dagli hooligan olandesi; lunedì 2 marzo la Juve che, battendo l’Atalanta, si è portata a +10. Non c’è più spazio per aspettare nessuno. D’ora in poi ci può stare tutto: anche squadre senza De Rossi e Totti contemporaneamente (sostituiti insieme contro il Feyenoord) e pure Gervinho, sempre difeso da Garcia, deve alzare la sua media di realizzazione: in campionato, finora, è fermo a due gol.
Senza chiamarsi fuori, ma parlando con chiarezza, Garcia ha fatto capire che il tempo delle parole è finito: «La mia motivazione principale è fare in modo che la squadra e ogni singolo non perdano fiducia. Quando non si prendono più rischi, soprattutto in attacco, si hanno meno opportunità di vincere». Ce n’è per tutti. I giocatori: «Dobbiamo solo lavorare e stare zitti. Quello che ha detto Sabatini lo pensiamo tutti: difendere il secondo posto sarà il miglior atteggiamento per attaccare il primo. Ma con 10 punti di distacco parliamo solo di come vincere a Verona». Il mercato: «Le scelte sono state ottime, il timing non lo potevamo gestire. Avevamo due africani in Coppa d’Africa, non sapevamo che uno degli arrivi del mercato sarebbe stato un altro impegnato in Coppa d’Africa fino alla finale». Gli investimenti di Pallotta: «Non lavoriamo per vincere ogni 30 anni, ma per lottare ogni anno per lo scudetto. Serve tempo, ma su questo punto il presidente è la persona giusta per rispondere». La tattica: «Anche quando siamo in vantaggio e decidiamo di colpi- re in contropiede non dobbiamo difenderci senza fare più pressing. Se i giocatori mi seguono ancora? Chiedetelo a loro. Io non li vedo cambiati». Chi lo capisce gioca. Chi non lo capisce sta fuori.