20/02/2015 09:32
GASPORT (D. STOPPINI) - Rudi Claudio, un po’ champagne un po’ minestra. Solo che lo champagne ha finito le bollicine da un pezzo e sulle minestre riscaldate s’è scritto già troppo. Quel 18 aprile 2010, quando Ranieri vinse un derby togliendo dal campo contemporaneamente Totti e De Rossi, il mondo romano sembrò rovesciarsi e uno scudetto avvicinarsi. Era solo un’illusione, durò giusto lo spazio di un sogno. Garcia quel giorno allenava il Lilla. Chissà se qualcuno mai gli ha raccontato di quella doppia sostituzione del sor Claudio, che cinque anni dopo il francese ha deciso di mandare in onda nuovamente all’Olimpico. «Fettina» e «chateaubriand», sempre ciccia è: la mossa della disperazione, perché disperata è una Roma che non vince più – in casa nei 90 minuti non accade dal 30 novembre – e che ora vede allontanarsi il terzo obiettivo stagionale, dopo Champions League e Coppa Italia. Fuori Totti e De Rossi, insieme, a testa bassa: 20 minuti dal rientro dagli spogliatoi, 20 minuti di buio e di buoi scappati, perché il pareggio era arrivato e il sollievo dopo un primo tempo decoroso era già svanito.
VERDE UNICO Doppio cambio come un simbolo: fuori il capitano e il suo vice, fuori le due facce così diverse della leadership romanista. Non un caso, ma un segnale forte di Garcia, che in questo modo ha tentato di scuotere una squadra monocorde nel gioco, nelle idee e nella voglia. Perché la vera grande differenza tra la Roma che era – 2013-14 – e quella che è sta soprattutto nella mancanza di personaggi riconoscibili attorno al tecnico francese. Rudi si gira e trova tanti caporali, nessun generale. Dice il d.g. Mauro Baldissoni: «Il nostro problema è anche nei tanti infortuni, questo sta condizionando il nostro rendimento ». Verissimo. Non è l’unico guaio, però. La Roma cambia pelle in continuazione, come se l’abbronzante non fosse quello giusto e a ogni piccolo colpo di sole arrivasse subito dopo la scottatura. Fuori Totti e De Rossi e per 10 minuti l’unico italiano in campo è stato Daniele Verde, protagonista per caso, unica faccia entusiasta di una Roma che ha perso la voglia di «mutuo soccorso», copyright Sabatini. Roma (quasi) tutta straniera, molto africana, un po’ greca, tutto sommato europea. Solo che a cantare e ballare alla fine erano solo gli olandesi. Mentre Totti e De Rossi ascoltavano i pensieri di De Sanctis in panchina. Stavolta non è stato (neppure) tempo di illusione.