25/02/2015 10:17
LEGGO (F. MACCHERONI) - La crisi è «solo un problema per i media e per pochi tifosi che forse tifosi non lo sono neanche». Jim Pallotta è un presidente entusiasta, anche simpatico. Ricordate quando si tuffò nella piscina di Trigoria? Lui è così. Un ottimista. Stavolta, però, s’è tuffato in una piscina senz’acqua.
Sostenere che le disastrose prove della Roma (limitiamoci al gioco) siano un problema per media e tifosi non è un modo di difendersi, è l’autocertificazione di un’estraneità alle vicende romaniste, alla storia del calcio italiano senza precedenti. È anche un’affermazione preoccupante: se una squadra costruita per vincere rischia di perdere addirittura il secondo posto in un campionato dove nessuno ha speso le sue stesse cifre, dovrebbe allarmare per primo il presidente. Su una cosa, però, siamo d’accordo con Pallotta: Garcia non si è trasformato da «dio» a «diavolo».
Garcia ha sbagliato quanto è possibile sbagliare, non è mai stato «dio» (altrimenti non avrebbe chiuso la passata stagione a -17 dalla prima) e non è il «diavolo», altrimenti un demonio qualcosa si sarebbe inventato. Il francese è semplicemente un allenatore che commette errori e fatica a correggerli. Pallotta invece smbra un presidente che fatica a fare il presidente all’italiana, con collaboratori (a parte Sabatini) che faticano a fare i dirigenti che t’aspetti in un momento di crisi.